“Crescita rigogliosa: gli Stati Uniti andranno al voto con l’economia in piena salute”. Così intitolava, il 28 Agosto 2024, un articolo di Gianni Balduzzi su L’Inkiesta. Nell’articolo si snocciolavano, così, i dati dell’Ocse per gli Usa sui fondamentali dell’economia, sul Pil, sul Pil pro capite, sui redditi, sulla occupazione, sui livello dei prezzi, sui salari, sul livello dei prezzi, sul tasso d’occupazione … tutti positivi, tutti invidiabili, tutti migliori rispetto all’Europa. Ma l’interesse dell’autore era incentrato principalmente, così è parso, sulle elezioni Usa di questo novembre.
La buona salute della economia avrebbe dovuto assegnare ai Democratici la poltrona di Presidente degli Usa. Ma, esiste sempre un ma, l’autore esprimeva un dubbio, in relazione alla realtà sociale che emergeva: il livello di fiducia dei consumatori americani non era coerente con le performance economiche; anzi, a malapena si allineava al quello dei consumatori europei benché questi si trovassero in congiunture economiche peggiori. Una fastidiosissima incongruenza per l’impeccabile perfezione del pensiero dominante del main stream. E ciò costituiva un rischio per Kamala Harris.
La causa di tanta incongruenza? L’articolo la assegna Sembra ad una politica interna, frammentata e radicalizzata, e alle vicissitudini internazionali e conclude: ”la percezione, che sia della criminalità o del declino dell’economia, conta più della realtà, in cui l’America è sull’orlo del precipizio se vince l’avversario”. Perbacco: è un popolo tragicamente inconsapevole, quello americano.
Non possiamo che concordare, sulla causa. Infatti, la “qualità della vita” è basata, per molti versi e al di là dei dati, sulla percezione.
Però, la frammentazione è meglio declinarla dicotomia, cioè “guerra”, elevata a sistema di vita. Noi non siamo interessati né ai dati Ocse né a chi sia il vincitore delle elezioni in Usa, pur sapendo che, oggi, Trump è matematicamente Presidente Usa.
Il tema, infatti, è un altro: gli Usa, a torto o a ragione, rappresentano il portabandiera dell’occidente. Se il vessillo cade, chiunque sia il capobanda, che succederà in Europa e nello scenario mondiale?
Perché ci facciamo questa domanda? Perché la percezione è che, nonostante i dati Ocse, gli Usa appaiono in grave difficoltà; nel senso che è il popolo che è in difficoltà, non i dati e nemmeno chi governa.
Possono, gli Stati Uniti, continuare a vestire il ruolo di gendarme del mondo, dispensatore di sentenze di colpevolezza e sanzioni? Possono continuare a fare guerre ogni giorno? Oltre alla superiorità militare e tecnologica che altro possono imporre? Forse una Democrazia o una Libertà in crisi? Non è ancora finita l’era delle imposizioni?
Tutto questo si concilia con l’unico dato che l’Inkiesta non ha preso in considerazione: il Debito Pubblico degli Usa.
Infatti, la rappresentazione scenica che l’America offre al mondo, quella di una presenza dovunque e comunque, è costosa, anzi, costosissima, e grava proprio sul Debito Pubblico.
Le battaglie vere fra Democratici e Repubblicani si sono combattute su questo specifico argomento; ma nessuno ne parla, eccetto alcuni coraggiosi.
Ha cominciato Fitch Ratings, nello stesso mese dell’articolo di Inkiesta, declassando il rating Usa da “Aaa” a “Aa+”, nonostante le performance economiche. Ha continuato il Congressional Budget Office, del Dipartimento del Tesoro, avvertendo che le previsioni del 2020 indicavano che l’attuale livello del Debito sarebbe stato raggiunto solo nel 2029. Invece, nel 2024 quel limite è stato, addirittura, superato e nel 2053, si assesterà alla percentuale record del 181%. Si stima, nel breve termine, che la crescita della economia riuscirà a stento a soddisfare gli oneri finanziari associati al Debito.
La Fondazione Peterson informa che se, nel 2011, i Paesi esteri detenevano il 49% del Debito Usa, nel 2022 si era già scesi al 30% e, oggi, Paesi come Cina, Giappone, Corea del Sud, stanno lentamente disimpegnandosi.
Ciò mostra la generalizzata caduta di fiducia nei Titolo di Stato Usa.
Elon Musk è allarmistico nel dichiarare apertamente che il «debito è ‘monstre’ … si sta andando in bancarotta molto rapidamente».
Che succede? Ecco: il Pil 2024 si attesta a circa $ 29.000 mld; il Debito 2024, invece, è oltre quota $ 35.000 mld. E, se facciamo una semplice divisione, si è già al 121%.
Ci sono due modi per abbassare questa percentuale: alzare fortemente il Pil, il che è impossibile per una economia in “crescita rigogliosa”; ovvero ridurre le spese, unica soluzione fattibile.
La domanda è: dove ridurre le spese? Sul fronte interno o sul fronte esterno? Beh! Sembrano entrambi in-comprimibili. Ragionateci sopra su cosa significhi ciascuna opzione.
Ecco perché, ora, dovrebbe essere chiaro che è poco interessante chi abbia vinto le elezioni presidenziali: si dovrebbe cambiare drasticamente il paradigma della politica.
E’ qui la crisi dell’Occidente. Si è andato troppo oltre! E’ la crisi di una classe dirigente che non ha capito che la globalizzazione sfrenata ha cambiato il mondo radicalmente e che questo cambiamento non si fermerà: è ineluttabile come ineluttabile era il processo verso la globalizzazione.
Si è aperta l’era della geopolitica. Vale anche per l’Occidente mentre, invece, la politica occidentale non ne ha consapevolezza e si contorce nella dittatura del “political correct”, che ti impone finanche come parlare e cosa dire, e nella pratica della dicotomia esasperata che genera solo conflittualità.
E allora si assiste ad un Alan Friedman che si dichiara pacifista ma dice “Trump e Musk come Hitler e Goebbels”; allora, si assiste ad un Saviano, eroe della sinistra, che scrive, nell’odio di Trump presidente: ”Senza regole per i social nessuna democrazia è più possibile… aver dato spazio, centralità e autorevolezza a qualsiasi nullità con una manciata di follower … ha distrutto la democrazia… La fogna di Twitter, di Facebook, Instagram e TikTok lasciata senza regole …”. Dove lo scrive? Su Instagram, molto coerentemente.
Entrambi, sembra, che disprezzino la gente. Per questo non tengono in conto il disagio diffuso dei popoli occidentali e non capiscono il perché di questo disagio. Evidente incapacità di osservazione, analisi e valutazione socio politica.
Ma gli USA non sono, nell’immaginario collettivo, la Patria della Democrazia e della Libertà? Sia Friedman che Saviano se lo sono dimenticato. Pensano forse che Democrazia e Libertà siano appannaggio dei Governi e non dei Popoli?
Questo è il loro gravissimo errore, spia della loro inadeguatezza. E’ un gravissimo errore socio politico che colloca entrambi, e tanti altri, in un esasperato e invelenito immobilismo conservatore. Vuoi vedere che in Usa è tornata la Democrazia e la Libertà?
Antonio Vox