ADecrease font size. AReset font size. AIncrease font size.
il 23 Marzo, sabato mattina, a Bari, in piazza Ferrarese, presenti migliaia di persone, si è svolta la manifestazione organizzata dal sindaco Decaro a difesa del proprio onore e della reputazione della città, contro l’iniziativa di Piantedosi di valutare la salute di Bari in relazione ad eventuali infiltrazioni mafiose.
Dice Emiliano: “Lo presi (ndr. Antonio Decaro), in due andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, boss della zona e le dissi – ‘vedi che questo ingegnere è assessore mio … se ha bisogno di bere e di assistenza, te lo affido’ – “.
Colpisce molto, per come si riferisce all’assessore e alla sorella del boss, la familiarità del rapporto; la leggerezza da allegra comitiva da bar con la quale il governatore racconta il suo aneddoto della iniziazione di Decaro all’antimafia; la sicumera del controllo, quasi feudatario, dell’ambiente e del contesto.
Dice Decaro: “Giù le mani dalla città … noi la difenderemo (ndr. Bari) … potete sciogliere il Consiglio Comunale (ndr. voi del Governo o del Centro Destra?) ma non scioglierete mai il legame che ci tiene uniti in questa piazza ….”.
L’impressione che si ricava è la altezzosità, quasi da condottiero che incita gregari e simpatizzanti alla lotta a favore della legalità e per la difesa della città di Bari; la disarmante prosopopea della padronanza e del controllo dell’esercito. Ma non si capisce, in verità, a quale guerra si debba andare: contro la Mafia, contro il Governo, contro lo Stato, contro la Legge, contro la Trasparenza?
In entrambe le apparizioni il timbro dominante sembra essere la spregiudicatezza, incomprensibile in questo difficile momento per la Città.
Il modello della criminalità sociale, secondo la versione più accreditata, narra di organizzazioni mafiose da un lato e di tutto il resto (la parte sana della società) dall’altro. La mafia cerca di infiltrarsi nella parte sana. Quindi, cosa dovrebbe fare la politica? Indagare, con serietà e trasparenza, per individuare, tempestivamente, i tentativi mafiosi di infiltrazione, e applicare la giustizia penale con rigore.
Invece, il nuovo modello della criminalità sociale, “Borghesia delle Professioni” (quello proposto da Domenico Mortellaro, criminologo, ampiamente descritto nell’articolo “Conversazione Criminale” (https://bariseranews.it/2024/03/24/conversazione-criminale/), pubblicato su BariSera online del 24 Marzo 2024), lascia attoniti e molto preoccupati perché, per la prima volta, stravolge, rivoluzionandolo in senso scientifico, il punto di vista prevalente.
Il nuovo modello descrive la società criminale a tre strati: il “sovramondo” della “politica criminale” (così la definisce il criminologo), la “terra di mezzo”, il “sottomondo”.
Nel “sottomondo” trova residenza la rigida organizzazione criminale (mafia) per così dire rozza, analfabeta, omertosa, del delitto classificato e, perciò, perseguibile dalla giustizia penale.
Nel “sovramondo” c’è la “politica criminale” che non è una rigida organizzazione criminale (mafia) ma una comunità di individui dal comportamento feudatario, per così dire erudita, signorile, esperta nella comunicazione, dalla morale e dall’etica discutibili, il cui unico credo è la spregiudicatezza. Questi feudatari sono in perenne lotta fra loro per acquisire sempre più potere ma sono accomunati dall’interesse di mantenere le posizioni dominanti della casta. Quindi, nel “sovramondo”, non c’è mafia nel senso giuridico del termine: pertanto, la giustizia penale lascia il posto alla giustizia amministrativa che, sappiamo tutti, quanto sia elastica.
Tuttavia, entrambi i mondi hanno il pieno controllo delle proprie truppe: il “sottomondo”, utilizza tecniche di minaccia e terrore; il “sovramondo” utilizza tecniche di incarico e revoca, la carota e il bastone.
Entrambi i mondi riscuotono riservatezza e fedeltà.
La “terra di mezzo” ha un ruolo “di servizio di collegamento”: è popolata da affaristi e sensali che offrono i necessari contatti fra il “sovramondo” e il “sottomondo”. Questa cerniera è il punto di forza del modello perché, garantisce la separazione dei due mondi. Ma essa è anche il punto di debolezza del modello perché, se si dovesse assottigliare o scomparire, non ci sarebbero più frontiere fra i due mondi, i reciproci contatti diverrebbero diretti, la giustizia penale tracimerebbe di sopra.
Questa in sintesi la descrizione del modello “Borghesia delle Professioni” che, in visione più ampia, si potrebbe leggere nell’articolo “Conversazione Criminale”.
Secondo Domenico Mortellaro, questo modello, tipizzato da un “sovramondo” che dà le carte, è applicabile alla società criminale di Bari.
Noi non abbiamo evidenze d’indagine che possano confermare questa teoria né sapremmo come procedere perché non abbiamo la professionalità adeguata.
Possiamo solo documentare, in relazione agli incredibili ultimi eventi, quali impressioni, quali sensazioni, quali dubbi emergono dallo spettacolo di cui siamo passivi spettatori. Tutto questo lo chiamiamo “Pensiero Criminale”, in assonanza alla citata “Conversazione”.
Cogliamo alcuni spunti:
1. I media sono dominati, da tempo, dalla lotta fratricida per le primarie della Sinistra.
2. A ciel sereno, scatta la retata di oltre 130 arresti (ne sono seguiti altre decine) fra cui due noti politici di Sinistra transfughi dalla Destra. L’ipotesi di lavoro è il dubbio di infiltrazioni mafiose a far data, addirittura, dagli anni 2018/2019 e anche prima.
3. Notiamo che la Sinistra non grida allo scandalo della bomba ad orologeria, come ci si sarebbe aspettato visti i pochi mesi dalle elezioni amministrative, ma cerca di smarcarsi (Decaro).
4. Il Procuratore di Bari corre, contro ogni aspettativa e nonostante indagini in corso, in soccorso del sindaco uscente: la amministrazione comunale non è coinvolta; anzi ha mostrato una credibile attività di lotta alla mafia tanto che al Sindaco è stata assegnata una scorta.
* “Pensiero Criminale”: si coagula il dubbio che qualcuno abbia suggerito i tempi della retata per eliminare, forse, qualche “grande elettore” delle Primarie. E’, forse, a danno del candidato di Decaro? Vuoi vedere che questo suggerimento viene da Sinistra? Può un carteggio rimanere nel cassetto per oltre un quinquennio? C’è, forse, a Bari, una liason fra Giustizia e Politica?
5. La Destra, che non può rimanere a guardare, nel sostenere di non aver ricevuto, dal Sindaco, riposte chiarificatrici alle proprie continue sollecitazioni sul tema delle infiltrazioni mafiose, chiede l’intervento di Piantedosi, Ministro dell’Interno, per fare chiarezza ed eventualmente commissariare il Consiglio Comunale.
6. Scatta la reazione della Sinistra, la bagarre di dichiarazioni e contro dichiarazioni; di accuse “politiche” (che, in verità, nulla hanno di politico) e di contraccuse; ecco che, ora, nasce l’accusa della “bomba ad orologeria”; il caso diventa nazionale e dai talk show, come dai media, ci si può rendere conto da chi è composta ciascuna delle due fazioni.
7. Ecco che prende forma la usuale strategia della distrazione (scambiare l’obiettivo) e della personalizzazione (gossip): sotto osservazione, secondo Decaro, non c’è l’eventuale infiltrazione mafiosa ma, sotto attacco ci sono due eroi immacolati, incolpevoli, senza macchia: il sindaco più amato d’Italia e il suo amatissimo popolo barese; l’aguzzino è il Governo di Centro Destra.
* “Pensiero Criminale”: Il Consiglio Comunale, e tutta l’amministrazione comunale, le vere parti in causa, tacciono e scompaiono dal dibattito. L’impressione è che Sindaco e Consiglio Comunale siano, stranamente, la stessa cosa. E, poi, ecco la domanda: che c’entra il popolo barese che è l’unica vittima di questa balorda situazione che nasce da una incredibile lotta intestina alla Sinistra? Per di più, il popolo, che Decaro chiama alla guerra, non è, forse, il primo interessato a che si aprano le porte alle indagini? Infatti gli amministratori passano mentre la Città rimane con la fedina sporca e con gli annali inquinati! Questa narrazione del popolo barese al servizio del Sindaco, e non viceversa, non appare irritante?
8. Scatta la kermesse pubblica di chiamata alle armi della Città: un bagno di folla dove il Governatore Emiliano, che tutto è fuorché sprovveduto, lancia un missile a lunga gittata e a testate multiple verso il Sindaco che, per sua parte, eccita la piazza alla resistenza, contro chi non è dato sapere.
9. Dopo le esternazioni di Emiliano, scatta la polemica a Sinistra, allibita dalle dichiarazioni del Governatore.
Segue una successione di dichiarazioni, di “smentite, puntualizzazioni e chiarimenti” che, però, non cambiano le impressioni generali di uno sfacelo dei rapporti interpersonali e di una lotta senza quartiere per il potere.
* “Pensiero Criminale”: Ma che è successo fra il Governatore e il Sindaco? A piazza Ferrarese c’era la Città o le truppe cammellate?
10. Intanto il Centro Destra, accusato d’essere l’aguzzino insieme al Governo della Meloni e di usare le Istituzioni come strumento di lotta politica, si difende con una Conferenza Stampa del 25 marzo nella aula del Consiglio Comunale dove, a guisa di arringa di difesa, si è attenuto, prudentemente, ai fatti: retata, esternazioni di Emiliano, commissario all’AMTAB, la azienda di trasporti comunali di Bari.
11. Nel frattempo, il Sindaco ha “spalancato le porte del Comune” ai Commissari nominati da Piantedosi e ha incassato la promessa della Schlein della candidatura alle elezioni europee.
* “Pensiero Criminale”: Ma perché il Sindaco, invece di reagire in maniera così plateale e inconsulta, scagliandosi contro l’opposizione e le istituzioni che non avrebbero potuto ignorare il fenomeno della retata e gli esiti della kermesse, non ha indetto una riunione del Consiglio Comunale e non ha spalancato, subito, le porte alla indagine? Mistero della fede.
Ma torniamo al modello proposto da Domenico Mortellaro. Esso, se si rivelerà essere in perfetta sincronia con il “fenomeno Bari”, descrive una tenaglia: da un lato la criminalità organizzata (ma anche quella spicciola) che, essendo utile, ha il permesso di allargarsi; dall’altra la casta feudale che impera, arrogante e spregiudicata, disdegnando le norme e calpestando la dignità del territorio.
La “politica di relazione”, o la “politica criminale” secondo Mortellaro, è immune dalla giustizia penale e facilita le vie del business.
Intanto, il ricorso alla Giustizia Amministrativa diventa sempre più faticoso e dispersivo.
Come si fa ad uscire da questo ginepraio che irretisce il popolo?
Fino a che non avremo imparato a contrastare una morale ed una etica discutibili … qui è solo territorio della politica; ma l’astensionismo al 50% ne certifica la inesistenza.
Antonio Vox