L’inflazione al sette o dieci per cento è un dato di fatto. Tutti lo percepiamo. Quando crescono i prezzi cresce anche il Pil con sommo gaudio dei politici che possono spendere un po’ in più di prima. Però quei cattivoni dei tedeschi dicono che non va bene e che l’inflazione va ridotta quindi vanno aumentati i tassi di interesse. Lo stesso hanno già fatto gli americani, quasi lo stesso aveva fatto Draghi nell’ultimissimo periodo della sua presidenza… però come si sa le ciambelle non sempre escono con il buco. Draghi dopo solo tre mesi di tentativo di normalizzare i tassi e i corsi dei titoli sovrani dovette fare inversione a U e ricominciare con l’acquisto dei titoli di debito pubblico che ancora continua tutt’oggi. Era ritornata la recessione. Adesso gli americani devono ammettere che anche in costanza di una inflazione difficile da domare si rischia una lunga e incomprensibile recessione. Anche noi non ce la passiamo bene non solo in Italia ma anche in Germania. Che succede?
È importante chiederselo perché andiamo ad eleggere un Parlamento che dovrà vedersela immediatamente con queste materie. Quale è la migliore ricetta per contrastare questa situazione? In realtà nessuno sembra essersene accorto. I più sprovveduti accusano la guerra di aver provocato questo disastro; ma è evidente che le radici di questa situazione sono ben più antiche; e se mai così fosse perché si sono imbattuti in questa guerra e, quel che più conta, perché non ce ne usciamo? Altri confidano nella bacchetta magica di Draghi dimenticando che, come detto, è stato proprio lui il primo a doversi accorgere che la sua ricetta andava perfezionata.
Come più volte abbiamo denunciato da queste colonne mentre i prezzi al supermercato salgono le produzioni di materia prima si contraggono perché non conviene produrla!! Stanno tutti male: i consumatori che possono comprare di meno, i produttori di materia prima schiacciati dai costi, i trasformatori e i distributori alle prese con una domanda calante e prezzi e costi crescenti. Il mercato ha subodorato un probabile crack prossimo venturo e vende il petrolio a prezzi sempre più bassi. Segnale terribile: così accadde nel 2007 quando il mercato annusò la Grande crisi che qualcuno chiama Lehman; oggi è la stessa cosa? Tutto converge verso la risposta affermativa. I potentissimi pensano di cavarsela con gli strumenti offerti dalle banche Centrali le quali hanno imparato a fronteggiare queste situazioni con copiose offerte di danaro nuovo. Ma questa volta è differente. È certo che il mercato non abboccherà al whatever it takes e non accetterà carta straccia in cambio di titoli se non a condizioni mai viste prima.
La verità è che l’intera economia è ormai dipendente dalle iniezioni di danaro “nuovo”; è drogata e nessuno sa come uscire da questa anomalia ormai cronica. Quindi viviamo due patologie contemporaneamente e molto serie: una moneta certamente malata e una dottrina economica insufficiente.
Ma non fu la medesima cosa nel 1929? E nel 2009? Altro che destra o sinistra, Letta o Meloni, Draghi o Biden o Putin qui non è questione di pannicelli caldi ma di dolori seri.
Intelligenti pauca.
Canio Trione