Se versi un assegno di centomila euro in banca perdi la disponibilità di tale somma per acquisire un credito di pari importo verso quella banca. Quella banca a sua volta diviene debitore verso di te di tale cifra. Che ne fa la banca di tali soldi che le hai affidati? Compera titoli di stato o li presta ad aziende o a famiglie che si impegnano a restituirli ad una certa data. Se compera titoli di stato, questi a loro volta saranno pagati alla loro scadenza e quindi altro non sono che debiti dello stato verso la banca. Quindi -escludendo i crediti che il sistema bancario vanta verso le famiglie e le imprese- tutto il resto è una catena infinita di crediti che fanno capo al debito-madre che è quello pubblico che tutti sanno che non sarà pagato mai, perché non sarà mai possibile sottrarre tanta ricchezza all’economia e neanche una sua parte. Cioè una massa infinita di chiacchiere; una bolla. Tutti questi crediti non sono materializzati in nulla; esiste solo un gruzzoletto condensato in una riserva aurea di 2452 tonnellate di oro (almeno così recita l’informazione ufficiale). Una enorme quantità di oro del valore di due cento miliardi di euro che se rapportata alla massa di crediti (o debiti che dir si voglia) nazionali ne diviene una piccolissima parte. Conviene ricordare che quando la Banca d’Italia ai suoi primi vagiti riunì l’oro delle varie banche coercitivamente unitesi per formarla nel 1926, la metà dell’oro della costituenda Banca Centrale italiana fu fornito dal Banco di Napoli; era cioè meridionale.
Le credibilità delle banche è poggiata dunque su due cose; a) sulla capacità delle famiglie ed imprese a creare ricchezza e quindi restituire i debiti e pagare i relativi interessi; ma anche sulla b) capacità delle stesse famiglie ed imprese di pagare tasse e quindi consentire per questa via allo stato di garantire il pagamento almeno degli interessi da esso dovuti alle banche.
Cioè tutta la credibilità di banche e Istituzioni ruota attorno alle imprese e alle famiglie. Cioè l’economia reale. Economia reale che è una frazione minima della massa di crediti-debiti esistente; economia reale che è peraltro frenata dalla burocrazia statale.
Come può il sistema finanziario nazionale e mondiale reggersi su una base così esigua? Non è ancora venuto giù tutto semplicemente perché i creditori sono disposti ad attendere a lungo la esazione dei crediti e alla loro scadenza sono disposti a rinnovare il credito e non a riscuoterlo. Naturalmente in cambio di cospicui interessi….comunque senza fare nulla cioè senza sporcarsi le mani, alzarsi presto o rischiare qualcosa.
Il debitore-banca millanta ai quattro venti credibilità praticamente illimitata per indurre privati e stato a fidarsi di esso e quindi affidargli i suoi risparmi. Credibilità che così illimitata non è tant’è che non solo le banche non si fidano l’un l’altra, ma ogni tanto ne fallisce una. Credibilità che così diviene un sostegno di tipo politico perché comporta la stabilità e continuità dell’intero sistema che di fatto è in bancarotta; bancarotta che non produce affetti sulla fiducia che il sistema nel suo complesso ha in se stesso perché, come detto, i grandi collettori di danari (Fondi e banche) attendono le scadenze e non riscuotono i loro crediti. Tutto con un aiutino delle banche centrali garanti del giuoco.
Certo, se quelle banche e la stessa Banca d’Italia avessero nel loro portafogli giacimenti di petrolio o di oro o di argento o altri valori certi la loro credibilità non riposerebbe solo sulla benevolenza dei clienti ma su riserve reali e quindi tangibili e vendibili. Ma questo non solo non è, ma anche la prassi di detenere parti del proprio patrimonio in immobili è svanita nelle nebbie della finanza fine a se stessa.
Che si fa? Ci sarebbe moltissimo da dire e da fare ma le organizzazioni finanziarie internazionali dopo lo spavento del 2009 lungi dal modificare il funzionamento del sistema cercano di rafforzare la propria posizione e quindi si sono decise di cercare valori reali sufficientemente grandi da garantire almeno parti dei loro averi e debiti; molte di queste organizzazioni hanno messo gli occhi sulle perle dell’economia italiana (e di tutte le economie di stati governati da politicanti di seconda scelta) i cui pacchetti di controllo sono divenute straniere; altri guardano con cupidigia alle immense dotazioni di materie prime russe che se fossero aperte al mercato come lo sono le banche e le aziende italiane potrebbero cadere sotto il loro controllo almeno parziale, rafforzandoli; altri comprano oro;…una soluzione sicura e ritenuta affidabile da queste organizzazioni finanziarie ancora non c’è e quindi certo è che il metallo giallo sale di prezzo in maniera apparentemente inarrestabile. E non se ne vede la fine.
Fino a quando durerà questa camminata sul filo di lana della finanza mondiale? La domanda non è questa che potrebbe avere solo una risposta credibile: non si tratta di chiedersi “se” cadrà tutto ma solo il “quando” accadrà e quindi il “come”. La domanda vera da porsi è: come fare a creare un altro sistema meno esposto? E come imporlo a questi nuovi feudatari mondiali!
Canio Trione