Seguendo la famosa canzone di Celentano, “e nel buio si sente sussurrar.”
Si, il buio volutamente calato sul vero risultato di queste ultime elezioni regionali che hanno visto protagoniste l’Emilia Romagna e l’Umbria e su cui pochissimi sussurrano il vero risultato che è non solo la disaffezione dell’elettorato, che in Emilia ha raggiunto la cifra da record del 58%, ma anche del consenso al partito vincente che si è ritrovato con 33.000 voti in meno rispetto il 2020 riferiti ai totali dei votanti 2024 ( 2.065.000, ovvero quasi 300.000 in meno della passata elezione) e con 19.000 schede bianche in più rispetto al 2020, ovvero quasi triplicate, e con un calo del 19% dell’affluenza alle urne.
De Pasquale lo ha riconosciuto e avrà l’ onere di recuperare non solo i consensi, ma anche i ritardi e le omissioni ammessi dallo stesso Bonaccini che, in un rigurgito di onestà recuperata ad hoc poco prima delle elezioni, ha definito “errori”. Errori che perdurano da due decenni che hanno distrutto di fatto la prevenzione sul territorio padano e che ha contribuito a distruggere la vita di migliaia di famiglie che hanno da sempre pagato le tasse per quelle istituzioni, come Bonifica Renana e Genio Civile, che un tempo erano il fiore all’occhiello della Regione.
Lo stesso segnale di disaffezione è stato dato in Umbria dove il calo alle urne è stato di circa il 12% ma che comunque ha mantenuto di poco il vantaggio positivo (52%).
Come sempre, i commenti di circostanza si sprecano in un sconsolato “dobbiamo colmare lo scollamento della politica con la popolazione”, una dichiarazione d’intenti che si perde poi nel clamore dell’entusiasmo della vittoria. Sia chiaro che questa critica è trasversale e in tutte le occasioni: dalle elezioni nazionali a quelle comunali e riguarda tutti i partiti.
Nonostante queste promesse, il trend negativo continua in picchiata dando risultati che dovrebbero essere imbarazzanti per qualsiasi politico che, a quanto pare, non ha problemi a dormirci sopra e dimenticare il tutto nel corso degli anni del suo mandato.
Quindi, dopo le finte autocritiche di rito da parte dei maggiori esponenti istituzionali che auspicano anche una revisione della legge elettorale, a nessuno, e dico nessuno, passa lontanamente per la mente di fare un’ attenta analisi di questo sgretolamento democratico che mina la credibilità del pilastro di una società civile: le elezioni.
Forse qualcuno dovrebbe farsi delle domande sulla diminuzione della qualità e quantità dei servizi e sulla loro organizzazione, sul rapporto costo/qualità degli stessi. Sulla opportunità e risultati di certe scelte politiche che hanno influito negativamente sul territorio, dalla sua tutela a quelle sanitarie , dall’efficienza burocratica agli stipendi dei dirigenti, politici e non, ai quali non viene mai data alcuna responsabilità reale, dalla propaganda sull’ambiente e alla sua reale tutela. Queste per dirne alcune e senza l’intenzione di fare un facile disfattismo o una strumentalizzazione politica.
L’ultima analisi che mi preme fare (sarà per deformazione professionale?) è l’incredibile messaggio che proviene da queste elezioni: la gente ha preferito credere a giustificazioni e arrampicate sugli specchi, che celassero le evidenti inadempienze dei dirigenti regionali, piuttosto che dare un messaggio forte a chi è sicuramente corresponsabile (se non responsabile) dei disastri accaduti in questi anni, se non decenni. Gli emiliani romagnoli hanno scelto di premiare la loro bandiera partitica anziché cercare di far si che in futuro non si possa accusare sempre e solo il “cambiamento climatico” costringendo la loro classe politica dirigente a un vero percorso di autocritica e di recupero del senso di responsabilità.
A questo punto sorge un dubbio: visto che gli alluvionati sono poche decine di migliaia su circa 3 Milioni di popolazione regionale, non è che poi la tanto sbandierata solidarietà e comunanza del popolo padano sia solo fuffa? Mi spiego meglio: Non è che a quelli che non hanno avuto l’acqua in casa, in fondo in fondo, non gliene frega niente di quanto accaduto ai loro concittadini più sfortunati? Non sarebbe la prima volta.
Massimo Gardelli