E’ opinione comune che le leggi vanno interpretate. Ciò capita frequentemente sia perché la legge in sé non è una formula matematica ben definita; sia perché, molto spesso l’ordinamento giuridico appare disordinato, caotico, disarticolato, incoerente.
Ma chi interpreta le leggi? Ovviamente, il sistema giudiziario che è uno dei tre Poteri dello Stato; anzi il Potere più insindacabile degli altri due, che sono il legislativo e quello esecutivo. Infatti, guai a toccarlo, il potere giudiziario!
E’ certezza, ma anche opinione comune, che ogni interpretazione sia “soggettiva”. Per rispettare il famoso assioma “la legge è uguale per tutti”, ecco che il magistrato-interprete, deve giustificare l’obiettività e la oggettività della sentenza. Si avventura, così, in acrobazie pittoresche fra i meandri dell’ordinamento giuridico che, nel frattempo, si fa sempre più complicato: da nazionale, si va ampliando a dismisura con l’adozione di ordinamenti internazionali, come succede, per esempio, in Europa.
Quali sono gli effetti? Che i tempi si dilatano, visto l’obbligo di espletare gli esercizi acrobatici necessari per cercare di oggettivare la sentenza. Ma succede, anche, che le sentenze assumano sempre più le sembianze di una lotteria: non si sa mai come vada a finire perché dipende dalla interpretazione del magistrato.
Cosa succeda nell’ego di una persona, consapevole che i propri giudizi siano insindacabili e che i suoi comportamenti non siano soggetti ad alcun risarcimento, è tema degli psicologhi.
Non ci vuole molto ad intuire perché la società civile entri in confusione, perda fiducia nel sistema giudiziario ed entri in una generale stato di disagio. Questo capita anche al sistema delle imprese che preferisce investire altrove.
In Italia, sono previsti tre gradi di giudizio. I primi due si interessano del merito, il terzo si interessa della forma, cioè “verifica la correttezza giuridica delle decisioni prese nei gradi inferiori, senza entrare nel merito delle questioni di fatto, salvo rari casi”.
Qualche buontempone, esperto politicante, si industria a sostenere la tesi che “i tre gradi di giudizio servano a garantire l’imputato”.
Sappiamo tutti, però, che può capitare che un imputato sia sentenziato innocente in un primo grado di giudizio e colpevole nel secondo grado. E viceversa. La tesi è, pertanto, una bufala. Il buontempone farebbe bene a tacere per non creare più confusione di quella che c’è.
Il dubbio è che non si voglia garantire l’imputato ma il giudice che così può correggere gli svarioni del primo grado di giudizio o tenere l’imputato sulla graticola per lungo tempo, quasi per un buon quarto della sua vita. Per contestare questa tesi, il sistema giudiziario si appella all’argomento obsoleto: “è emerso un nuovo elemento”.
Ma ciò non giustifica l’enorme dilatazione dei tempi né risolve il dilemma della “soggettiva interpretazione”. La contestazione è una bufala.
Se poi si aggiunge che, al terzo grado di giudizio, il confine fra forma e merito sia molto sfuocato e aleatorio, la confusione è massima: il minestrone è pronto, ma per niente appetitoso.
Altro che “la legge è uguale per tutti”; basti pensare alla “pandemia”: obblighi, costrizioni, reclusione, minacce, eventi avversi, negazione dei diritti individuali fondamentali in cambio di un ipocrita e inesistente diritto collettivo: il diritto è sempre individuale. Indagini fasulle, processi farsa, tracollo del sistema giudiziario.
Ma non è finita qui. E’ opinione comune che il sistema giudiziario, in ogni paese, sia in regime dittatoriale che democratico, affianca il potere.
Questo i Magistrati lo sanno perché lo praticano, dovunque. La prova? E’ noto come i Paesi sedicenti liberali e democratici valutino il sistema giudiziario ungherese (lo si è visto nell’evento Ilaria Salis); ma loro non ne sono esenti quando, ad esempio, il sistema giudiziario francese negò la estradizione verso l’Italia dell’imputato Cesare Battisti, sentenziato colpevole in via definitiva dal sistema giudiziario italiano.
I diversi sistemi giudiziari non si stimano né si amano perché ben conoscano la collusione con il vero potere e perchè ciascuno crede, in una sorta di delirio di onniscienza e onnipotenza, d’essere più giusto dell’altro.
Se ci dovessero essere dubbi sul fatto che la Magistratura appoggi il Potere, basti osservare che, nei due esempi citati, le polemiche politiche hanno investito non le Giustizie paesane ma i Governi, come se questi avessero “pilotato la Giustizia”.
Se questo è vero, perché dimostrato, dobbiamo concludere che in Italia siamo speciali: cioè a dire che, se la Magistratura non affianca il Governo in carica, allora il Governo legittimamente eletto non ha il potere reale: la Magistratura, che ha accesso a molti atti e indiscrezioni, lo sa.
Dobbiamo considerarla, questa, una spia d’allarme, per un Governo legittimo, di un sovvertimento dell’ordine costituito e della Costituzione?
Che è successo recentemente? E’ successo che, nel giorno della udienza di difesa dell’imputato Matteo Salvini nel processo Open Arms che si celebra a Palermo, il Tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento degli immigrati in Albania. Questi immigrati sono 12, perché 4 (malati e scoperti minori) sono già rientrati in Italia. Sono egiziani e bengalesi, ai quali le Commissioni territoriali hanno rigettato, per insussistenza dei requisiti, la domanda d’asilo. Quindi, clandestini e respinti.
Ma, per l’ordinanza di Roma, vanno riportati in Italia e lasciati liberi di scorrazzare per tutta la Penisola.
Naturalmente l’opposizione al governo (Pd, M5S e AVS, in crisi d’astinenza dalla gestione pubblica, anticipa, da esperti giudici, le motivazioni del Tribunale di Roma: “È perfettamente coerente con la sentenza della Corte di giustizia europea, non è una sorpresa, la legge dice questo”. Quindi, anche la soluzione albanese, lodata in tutta Europa, si configura come sequestro di persona: la stessa imputazione di cui è accusato Salvini.
Non si vuole entrare nel ginepraio delle leggi ma la domanda che si fa la gente è: “Come si fa a combatter la immigrazione clandestina? Salvare in mare dei profughi, che non sono naufraghi, è certo doveroso; trattenerli sulla terra ferma è illegale; assisterli e sostenerli è solidale …”. Allora? Come si fa, senza incorrere nella colpevolezza giuridica, a fermare la immigrazione clandestina?
L’Europa vuole o no gli immigrati clandestini? L’Italia vuole o no gli immigrati clandestini? Siamo, forse, destinati a vita a sborsare soldi e a veder bighellonare per il Paese nulla facenti impossibilitati, per evidenti carenze professionali, ad un impiego decente? Tutte persone senza fissa dimora indotte a delinquere per sbarcare il lunario. Li dedichiamo tutti a raccogliere pomodori e a impiegarli in lavori di infima qualità? Senza tener conto che gli immigrati sono giovani e robusti, nel pieno delle potenzialità ormonali.
Per rimanere nel tema della immigrazione clandestina, ci si aspetta che qualcuno spieghi cosa significhi ed in cosa consista la decantata “inclusione” e “integrazione”. Finora, non se ne è visto mai qualcosa di realizzato se non un insegnamento della lingua. Si dovrà dire di più: non si è visto mai un progetto in tal senso. Altra bufala per beoni del cervello.
E’ necessario che i poteri legislativi facciano definitiva chiarezza sulla questione immigrazione per evitare che altri interpretino a loro piacimento norme e leggi.
In Italia, la Magistratura è un Moloc che impedisce ogni sviluppo: non a caso rappresenta un Potere più potere degli altri. E’ una questione vitale, per il nostro Paese, una profonda riforma strutturale della Giustizia senza che la Magistratura si opponga alle iniziative politiche che non gli stanno bene (non è il suo ruolo) e che non tracimi nel potere politico e esecutivo (non è al sua
missione).
La solfa è sempre la stessa: c’è il pericolo di deriva dittatoriale; c’è il pericolo di un rigurgito fascista. Non si accorge la Magistratura che, invece di giudicare l’immigrazione clandestina, giudica il Governo. Non si accorge la Magistratura che promuove una dittatura sui generis, tipica del mondo cosiddetto civilizzato: la dittatura della Giustizia. E’ la dittatura di un Potere dello Stato.
Qualcuno potrebbe sostenere che si voglia screditare il sistema giudiziario con l’accusa di partigianeria. In verità, si auspica un concreto equilibrio dei Poteri dello Stato che debbono essere al servizio del Paese che, purtroppo, non ha potere reale.
Bisogna ricordare che l’Italia è una Repubblica liberale e democratica: qualcuno che ne deve fare tesoro, se ne è dimenticato.
Una soluzione ci sarebbe: invece di un giudice uomo, la Intelligenza Artificiale.
*Antonio Vox – Presidente “Sistema Paese” – Economia Reale & Società Civile.