Media, populismo, marketing subliminale

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Mentre tutti i media, dalle televisioni alla stampa, sono parossisticamente incentrati sulle vicende Sangiuliano/Boccia, noi ci chiediamo: ma questo è un “dibattito politico” o è roba da “Isola dei Famosi” e di “Uomini e Donne”?

E’ questo che interessa al popolo italiano? Non c’è alcun dubbio che Si.

E’ questo che interessa, visto il successo delle citate trasmissioni e la forte tendenza popolare a spiare i casi degli altri.

Ma i nostri politicanti, sedicenti politici, e i media nazionali, che avrebbero il compito, morale ed etico, di essere d’esempio per i cittadini, cosa ne dicono? I primi, a corto di argomenti veramente “politici”, sostengono che ne va della sicurezza nazionale oltre che della dignità e credibilità di un Ministro della Repubblica che, quindi, si deve dimettere; i secondi, giornalisti e conduttori, si affannano a sostenere che i due sono saliti alla ribalta quindi è doveroso “informare”, ma dimenticano di dire che i due sono saliti alla ribalta proprio perché è lì che i media, i giornalisti e i conduttori, li hanno messi.

Emerge la consumata abilità di cucinare un appetitoso minestrone, con ingredienti apparentemente compatibili, come politica, gossip, rotocalco, fake, indagini, sentenze, giudizi e pregiudizi che ha raggiunto, in Italia, livelli da Master e da Accademia, di perfetta caratura scientifica.

Questo minestrone piace all’opinione pubblica per la quale è stato, ormai, avviato un processo intellettuale di trasferimento di “cultura zombi”.

Così va in scena la solita ineffabile “commedia all’italiana” dove assume un ruolo importante l’amor per la “pucchiacca”, come la definisce, Vittorio Feltri, napoletanamente.

Questo è populismo: dare al popolo quello che meglio appetisce.

Quale è il tema “populista”, in questione? E’ sempre lo stesso, usato tantissime volte perché funziona: se qualcuno è attratto da “lei”, la “pucchiacca”, è chiaramente colpevole; da allontanare e isolare perché inabile a ricoprire un ruolo pubblico. Ma, questa è la sorpresa, chi la strumentalizza è proprio chi professa per sé l’amore libero e, spesso, anti convenzionale.

La tesi populista è: innamorarsi, infatuarsi, farsi coccole è puritanamente vietato perché (ecco il populismo!) è facile agganciare il sospetto che ruolo e professionalità possano esserne inficiati.  Ma, ancora di più, se il ruolo è pubblico, bisogna essere talmente trasparenti tanto da girare senza mutande.

Con questo si è, in sostanza, definito il “populismo”: suscitare sospetti, meglio se costruiti ad arte; chiedere la verità anche se non c’è alcuna verità da rivelare; mischiare argomenti con persone e ruoli; martellare e distruggere la credibilità dei malcapitati nel tritacarne.

Che “lei”, la “pucchiacca”, abbia avuto un ruolo centrale e fondamentale nella Storia è, benché inoppugnabile e significativo, per nulla importante.

Ebbene, l’anello “debole” del Governo, il Sangiuliano Ministro, non ha avuto scampo; non ha retto alla pressione mediatica proprio perché è nu’ brav uaglio’, e si è dimesso.

Ma la storia non finisce qui, nemmeno con le dimissioni del Sangiuliano, perché quel filone populista appare essere quello giusto e va cavalcato fin quando sarà utile, purché innovato e infarcito di ogni ipocrisia possibile.

Va in onda il discredito nazionale e, poi, ci si lamenta, ipocritamente, della scarsa credibilità del Paese messo in piazza in tutte le salse.

Il vero obiettivo, però, non è il Sangiuliano che ha funzionato da innesco, ma addirittura il Governo nel suo complesso e i suoi sostenitori: questo Governo va sostituito con il “campo largo” della opposizione.

E gli indici socio economici in risalita? Quale la proposta politica alternativa? Facezie! Lì c’è solo una banda di incompetenti senza spessore culturale!

C’è una “Parte” di questo Paese, non populista perché stratega, ma espertissima di populismo, sedicente politica, che, in verità, ha l’obiettivo della “scalata socio economica”; e non conosce ferie.

Queste scalate sono, ovviamente, più proficue nel pubblico dove ci sono budget da gestire.

E’ bene che si cominci a riflettere attentamente, vista la lunga sequela di casi ed esperienze di cui è ormai pieno il nostro bagaglio.

Pensiamo che sia necessario, con urgenza, un CAC (Corso Accelerato di Consapevolezza) per rendersi conto del fatto che questa “Parte” è tutto fuorché “politica”; rappresenta, non rispettabili ideologie, ma solo sé stessa; agisce per dissacrare ed è il tabernacolo del populismo perché sa come parlare alla pancia della gente.

Il problema è che l’inciucio si diffonde come un virus, fenomeno ben rappresentato nel “Barbiere di Siviglia”.

Guardiamo un altro esempio ben più silenzioso dell’affaire Sangiuliano /Boccia.  Il 5 settembre 2024, è apparsa su Il Riformista, una intervista di Vittorio Ferla a Angelo Panebianco, noto politologo, editorialista e professore emerito dell’Università di Bologna, dal titolo: “Autonomia, una contraddizione, Premierato, così è impraticabile. In Italia mancano le lenti per analizzare la realtà”.

Visto che i due temi sono di interesse politico straordinario per il futuro del Paese, ci siamo precipitati a leggere l’articolo per capire meglio di Autonomia, di Premierato e delle lenti per vedere la realtà sociale.

Il titolo induce la impressione che il politologo Panebianco abbia bocciato sia l’Autonomia, sia il Premierato.

Dopo una introduzione, nella quale il professore emerito Panebianco ha detto la sua su cosa sia il riformismo, sul difetto italiano di cultura liberale e sugli ineludibili poteri di veto che impediscono di realizzare le riforme, aggiornare la Costituzione e rafforzare il Governo, ecco il suo pensiero su Autonomia e Premierato.

Sull’Autonomia, dice: La legge sull’autonomia differenziata è targata Lega-Pd. Incredibile contraddizione … potrebbe avere successo proprio perché aumenta i poteri di veto”.

Sul Premierato, dice: “Non scommetto sull’esito positivo di questa riforma … non è praticabile. Inoltre, dovrebbero cambiare la legge elettorale: ma non lo faranno perché così com’è conviene a tutti”.

Ebbene, siamo un po’ delusi nelle nostre attese: nulla, sulla eventuale fragilità della architettura delle riforme; nulla sui relativi punti di forza e di debolezza; nemmeno una definitiva bocciatura; solo valutazioni di principio, per molti aspetti condivisibili.

Per conoscere più approfonditamente le analisi di Panebianco sulle due riforme dovremmo leggere qualche suo scritto specifico.

Eppure, il titolo dell’articolo, indica ben altre interpretazioni, ovviamente di carattere negativo. Nonostante Panebianco abbia toccato diversi temi interessantissimi, i due soli emergenti sono Autonomia e Premierato.

Ebbene, è dai titoli che emerge la mistificazione dei reali contenuti di un lavoro.

E’, questo, un altro esempio di propaganda e di plagio, che a noi piace definire “marketing subliminale”.  E’ proprio adatto a un popolo che legge soltanto i titoli!

Un ulteriore esempio di tecnica populistica ce lo offre Nanni Moretti.

Con il vantaggio della popolarità, in ambiente di addetti, forte del premio “Venezia classici” per il miglior film in restauro, urla: “Ai colleghi produttori e registi vorrei dire che dovremmo essere più reattivi nei confronti della nuova pessima legge sul cinema”. Usa, non a caso, il palcoscenico internazionale del Cinema di Venezia, non suo, per fare propaganda politica.

Moretti mostra una sua fissazione, completamente confusa: fa il regista, descrive il sociale, il sociale è cultura, il sociale è politica, la cultura è politica. Ecco il minestrone appetitoso da offrire al popolo sorpreso e osannante, con un cervello che si fa di tutto per spegnere.

Ma mostra anche che ogni ambiente, ogni evento, ogni tempo è quello buono per imbastire sentenze politiche, definitive e senza contraltare.

In effetti, il regista dà l’impressione di essere populista raffinato in cerca di soldi pubblici gratuiti per il proprio settore e, quindi, per sé.

E così, Elly Schlein raccoglie il testimone lanciato dal “red carpet internazionale” con il grido di guerra “Non possiamo pensare solo ai profitti”. Quali profitti? Qui c’è gente che non arriva a fine mese e il Pd vuole fondi a pioggia alla “cultura cinematografica”, a semplice richiesta.

Ed ecco l’affondo dei componenti PD della Commissione Cultura della Camera: “Il ministro Giuli venga rapidamente in parlamento per esporre le linee programmatiche dell’azione del ministero della cultura … chiarire … alcuni decreti firmati in fretta e furia dal suo predecessore … atti sospetti … nomine fondamentali … appalti … G7 cultura …”. Sotto accusa l’iniziativa di Sangiuliano di non finanziare più pellicole senza pubblico. Si spiega come il mondo dello spettacolo sia, per lo più, a sinistra: è un mondo agevolato.

A Moretti e al PD importa un fico secco che non ci sono più soldi e quei pochi debbono andare a chi è indigente.

Il populismo è pensato strategicamente.

Urge un CAC (Corso Accelerato di Consapevolezza), a tutti noi, per imparare a non cadere in queste trappole populiste che, dobbiamo sapere, sono coordinate, corali e ben orchestrate.

Antonio Vox

 

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