La Banca d’Italia al Meeting di Rimini

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La 45a edizione del Meeting di Rimini, celebrato dal 20 al 25 agosto 2024,  organizzato da Comunione e Liberazione, propone un tema, di per sé, crudo e quasi polemico ma di forte timbro sociale, culturale e politico:

“Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?”.

A questa brutale domanda risponde, fra gli altri, Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia e membro del Consiglio della Banca Centrale Europea.

Ovviamente, il problema principe, per il Governatore, è l’enorme Debito Pubblico che genera interessi passivi delle dimensioni della spesa pubblica per l’Istruzione, quasi € 97 mld (Legge di Bilancio 2024). Quindi, la priorità del Governo deve essere la “riduzione del Debito e una gestione prudente dei conti pubblici, affiancata da un deciso incremento della produttività e della crescita”. Potrebbe aiutare, dice il Governatore, la ragionevolmente attesa riduzione dei tassi, ma non basta.

Ma come si fa a incrementare Produttività e Crescita?

Ecco la ricetta della Banca Centrale: “Anche, e soprattutto, con più immigrati regolari … e migliore integrazione … da gestire in maniera coordinata dalla EU  … anche per ridurre il gap fra Europa e Usa”.

Infatti, l’Europa produceva, come gli USA, il 25% del reddito mondiale; oggi è al 18% mentre gli USA sono rimasti stabili.

Nessun accenno alle fallimentari politiche socio economiche e monetarie della Europa né alle disastrose e frammentate politiche estere dei membri europei, né alle guerre né alle demenziali sanzioni internazionali che, tutte insieme, sono le cause reali del rinsecchimento della Europa e della sua quasi stagnazione.
Ci rifacciamo all’articolo  https://bariseranews.it/2024/08/22/litalia-malata/, apparso su BariSeraNews del 22 agosto 2024, per realizzare subito che il virus dell’Italia Malata (e a questo punto anche dell’Europa) colpirà ineluttabilmente anche gli immigrati regolari.

Ma c’è di più: l’Italia (e l’Europa) ha bisogno di competenze, lavoro di qualità e competitività, che non si potranno trovare nella immigrazione.
Non c’è bisogno di braccia, come suggerito dal Governatore, ma di imprenditorialità, di creatività, di intuito ed entusiasmo: non è questione contabile, da bancari; ma questione di identità e di cultura.

Ma se il lettore non crede a noi, allora riportiamo il contenuto dell’articolo

“Occupazione, PIL, povertà e performance: l’Italia a due velocità che deve innovarsi” apparso sul Riformista del 1 giugno 2024.

Che dice l’articolo?

“I dati sul lavoro sorridono: il mercato si muove. Gli andamenti congiunturali sono positivi, ma allo stesso tempo pesano la mancanza di risorse per ricerca e sviluppo e competenze digitali. Il 50% degli italiani si dichiara non soddisfatto della propria condizione economica e il 33% non saprebbe far fronte a spese impreviste”.
E’ un Paese in affanno, pur con una record occupazionale e un PIL in faticosa ripresa ma che necessita di una forte innovazione.

E questa la possono fare solo gli italiani se sostenuti da una adeguata politica socioeconomica di lungo respiro.

Per quanto riguarda l’occupazione, l’ISTAT certifica che, ad aprile 2024, il tasso di occupazione sale al 62,3%. Ciò interessa tutti: uomini e donne, dipendenti e autonomi; e tutte le classi d’età. Diminuisca anche il tasso di disoccupazione che si attesta al disotto della fatidica soglia del 7% (6,9%).

Dobbiamo supporre che siano state le politiche socioeconomiche del Governo ad accendere il mercato del lavoro.

Ma ora è necessario che la crescita, asfittica se pur positiva, debba essere consolidata sul versante della qualità e della innovazione.

Infatti, da tutto questo, rimane fuori la classe della nuova generazione, quella dei 25-34enni, che registra un calo occupazionale e un incremento di disoccupazione.

Non è questa una indicazione di quale sia la qualità di lavoro oggi disponibile?

Non è questa una spia di grave pericolo per il futuro?

Non è questo uno dei motivi della “fuga di cervelli”?

Il Riformista ricorda che Fabio Panetta, nelle sue considerazioni finali per la Relazione annuale della Banca d’Italia disse: “l’economia italiana soffre ancora di problemi gravi, alcuni radicati e di difficile soluzione … ma non riesco a credere che un paese come il nostro non possa oggi superare difficoltà che sono sotto gli occhi di tutti, su cui tutti concordiamo”.
Nessun accenno alla immigrazione per risolvere il problema italiano!
Ecco il grafico riportato dal Riformista:

grafico occupati partito sistema paese

Per quanto riguarda il PIL, l’ISTAT certifica che, nel primo trimestre del 2024, il Prodotto interno lordo ha registrato un +0,3% rispetto al quarto trimestre 2023 e  un +0,7% rispetto all’analogo del 2023 con incrementi del valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi. E Fausto Panetta dice: “Non siamo condannati alla stagnazione. La ripresa registrata dopo la crisi pandemica è stata superiore alle previsioni e a quella delle altre grandi economie dell’area. Contrariamente a quanto avvenuto in episodi di crisi del passato, è stata intensa anche nel Mezzogiorno”.

Anche qui, nessun riferimento alla immigrazione regolare.

Ecco il grafico riportato dal Riformista:
grafico pil partito sistema paese

Tuttavia la ripresa è asfittica e l’Italia è claudicante e in equilibrio instabile.
Basta leggere i risultati di una indagine che la IPSOS ha realizzato su di una platea di popolazione compresa fra i 18 e i 65 anni. Ben il 50% teme per la propria precaria condizione economica attuale; mentre il 33% denuncia gravi difficoltà a far fronte a spese impreviste, a partire dai mille euro.
Se è lecito sommare le percentuali, addirittura l’83% degli intervistati accusa disagio economico.

Che ne è della povertà assoluta? Quella cioè che impedisce di accedere a  servizi come sanità, istruzione, trasporti pubblici, acqua potabile, cibo e igiene?

L’ISTAT certifica che nel 2022 erano in condizione di povertà assoluta poco più di 2,18 milioni di famiglie, ben l’8,3% del totale, pari a oltre 5,6 milioni di individui.

Una situazione incredibile: quasi il 10% della popolazione. Una situazione che non può essere sanata ma nemmeno stemperata né dal reddito di cittadinanza né dal reddito di inclusione ma solo con una forte crescita economica del Paese.

Ciò significa che c’è molto da fare: abbiamo imboccato appena il guado.

Dobbiamo puntare decisamente su modernizzazione, qualità e competitività.

La modernizzazione non può che coinvolgere tutti gli apparati dello Stato: soprattutto la burocrazia, non esclusa la sanità, la giustizia, l’istruzione, la ricerca, … , perché siamo indietro rispetto a Regno Unito, Svizzera, Germania e Francia e molto lontani da Singapore, Israele e persino Estonia che sono al topo della classifica Ambroesetti.
Abbiamo bisogno di capitale umano e talento; ma in questo non ci può essere d’aiuto la immigrazione regolare.

Vogliamo chiudere questo articolo con un serio avvertimento indirizzato a qualche lettore male intenzionato, a qualche “politico stravagante”, a qualche “commentatore non equilibrato”: in giro, non mancano mai.

Non siamo contro la immigrazione regolare e non siamo “razzisti”; non apparteniamo alla schiera di coloro che considerano l’immigrato persona di serie B, priva di una propria cultura e senza dignità.
Tutt’altro!

Le nostre sono tesi sociopolitiche che, in sintesi, dimostrano che non si possono sostituire cervelli con braccia; che la crescita della Economia Reale non è questione di volumi e quantità ma di qualità e competitività; che lo sviluppo della Società Civile non significa uniformare e omologare; che non c’è Futuro, per nessun Paese, senza conservare il timbro del sapore territoriale; che è meglio che i tecnici facciano quello che sanno fare e non i politici per evitare che facciano guai irrimediabili.

Antonio Vox – Presidente “Sistema Paese” – Economia Reale & Società Civile

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