Acqua: diritto naturale o businness?

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Questo è un articolo sui generis perché contiene notizie giornalistiche, un Comunicato Stampa, commenti ed opinioni.

Andiamo per ordine.

Le notizie giornalistiche sono che il Presidente della Giunta Regionale di Puglia, Michele Emiliano, a valle della approvazione del Consiglio Regionale, ha promulgato la legge della Regione Puglia n.14 del 28/03/2024 (“Disposizioni per la gestione unitaria ed efficiente delle funzioni afferenti al servizio idrico integrato”). La Presidenza del Consiglio Italiano, il 30/05/2024, con pubblicazione sulla G.U. del 26/06/2024 (1a Serie Speciale), ricorre alla Corte Costituzionale contro la Regione Puglia per la Declaratoria di Illegittimità Costituzionale della legge regionale 14/2024. La  Asso-Consum, Associazione per la Difesa dei Consumatori degli Utenti e dei Cittadini, con mandato professionale al prestigioso Studio Legale Associato “Avvocati Ascanio e Michele Amenduni”, di Bari, e al notissimo economista barese dr. Canio Trione, Direttore Nazionale di Sistema Paese – Economia Reale & Società Civile – per la tematica Economia, Monetica, Finanza (EMF), invia alla Corte Costituzionale la propria Opinione Scritta, in ordine al ricorso citato, formalmente associandosi alla iniziativa della Presidenza del Consiglio.

Il Comunicato Stampa è che Sistema Paese contesta la legge regionale 14/2024, elogia  l’iniziativa della Presidenza del Consiglio, converge sui contenuti della Opinione Scritta promossa da Asso-Consum e ne sostiene l’impianto teorico.

Ora passiamo ai commenti e alle opinioni, con l’intento di chiarire, nel modo più semplice possibile, lo scenario. Nel far questo, pur mantenendo l’essenziale, tralasciamo il corposo dossier di leggi, leggine, decreti (europee, nazionali , regionali) sul quale si arrabattano i vari legali, giuristi e la Corte Costituzionale, e partiamo dallo status quo.

Non possiamo, tuttavia, fare a meno di chiederci: “perché la fanno così complicata?”: questo spiega anche come chi viene eletto dal “popolo sovrano” rimanga, a vita, succube della burocrazia giuridica e amministrativa.

Noi partiamo dal principio che i due elementi essenziali alla vita di ciascuno sono l’acqua e l’aria. questi sono beni che costituiscono ineludibile patrimonio dell’essere umano e non è consentito a nessuno farne oggetto di business e di profitto. Se facessero business sull’aria che respiriamo?

Proseguiamo facendo alcune premesse utili.

Un Ente Pubblico Non Economico, nell’ordinamento giuridico italiano, è una persona giuridica di diritto pubblico, disciplinata da norme non di tipo civilistico, utili per perseguire un interesse pubblico.

Per essere più chiari: un Ente Pubblico Non Economico ha l’obiettivo di perseguire fini pubblici; è titolare di poteri autoritativi; è costituito dallo Stato o da un Ente Pubblico; è assoggettato al controllo e alla vigilanza di pubblici poteri; è autonomo e indipendente dal potere politico che tuttavia ne nomina gli organi di vertice.

Viceversa, un Ente Pubblico Economico non opera in regime di diritto amministrativo bensì di diritto privato ed ha per oggetto, esclusivo o principale, l’esercizio di un’impresa commerciale. Come esempio chiarificatore, possiamo citare l’INA, l’Enel, l’Ente Poste, l’Eni. Anche l’Ente Pubblico Economico è autonomo e indipendente dal potere politico che tuttavia ne nomina gli organi di vertice.

In entrambi i casi è il cittadino che deve sperare che il potere politico nomini, ai vertici, personaggi capaci e meritevoli, non servili e con un responsabile senso etico morale.

Cosa è il Servizio Idrico Integrato (SII)? E’ l’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua (acquedotto), di fognatura e di depurazione delle acque reflue. In sostanza, sono i servizi che l’utente paga.

Quale è il panorama dell’acqua in Puglia?

E’ costituito da due Enti: AIP (Autorità Idrica Pugliese) e AQP (Acquedotto Pugliese SpA). Cosa fanno questi due Enti?

Il primo, la AIP, è Ente Pubblico Non Economico, dotato di autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale e contabile. E’ autonomo e indipendente dalla politica. Il ruolo della AIP è l’organizzazione unitaria del Servizio Idrico Integrato; la definizione e controllo degli standard di qualità; la determinazione delle tariffe in accordo con ARERA (Autorità di Regolazione Energia Reti Ambiente); i programmi di investimento e il Master Plan; l’affidamento della gestione dei SII; la vigilanza ed il controllo.

AIP svolge il suo ruolo in rappresentanza di tutti i comuni del territorio di competenza. infatti, nel direttivo compaiono 5 sindaci, ciascuno per provincia (LE e BR insieme), fra i quali sono eletti il presidente e il vicepresidente.

Le funzioni della AIP sono quelle necessarie e sufficienti a monte dell’affidamento operativo dei SII.

Il secondo, l’AQP è un Ente Pubblico Economico, una SpA, ed è titolare della concessione per il servizio idrico integrato nei comuni della Puglia e in alcuni comuni della Campania. E’ il braccio gestionale ed operativo. Ovviamente, per svolgere il compito, si deve dotare di strutture ed infrastrutture. E’ stato istituito dallo Stato che ha assegnato, temporaneamente, le quote azionarie alla Regione Puglia.

Pertanto le quote non rappresentano reale proprietà della Regione Puglia che, in pratica, funge da cassaforte temporanea.

La Regione Puglia non ha, né può avere, alcuna influenza sul duo AIP/AQP.

Il quadro organizzativo è completo: da un lato, la funzione strategica, di controllo e vigilanza; dall’altra, la funzione gestionale, operativa e realizzativa.

In questo panorama, il Consiglio Regionale pugliese e il Presidente della Giunta, Michele Emiliano, si mettono a giocare con le azioni dell’Acquedotto Pugliese, che non sono di proprietà reale della Regione.

Si inventano una “Società Veicolo” dei Comuni pugliesi, non meglio identificata,  regalando loro il 20% delle azioni di AQP con il vincolo di trasferirle nella nuova società e mettendo a disposizione, gratuitamente,

€ 700 mila, di cui € 400 mila per il capitale sociale e € 300 mila per le spese di funzionamento.

Ed ecco la legge della Regione Puglia n.14 del 28/03/2024 (“disposizioni per la gestione unitaria ed efficiente delle funzioni afferenti al servizio idrico integrato”) che assegna alla “Società Veicolo” la finalità: “assicurare l’esercizio unitario ed efficiente delle funzioni comunali afferenti alla gestione del servizio idrico integrato (SII) … nonché con la finalità di creare le condizioni per l’individuazione, da parte dell’autorità idrica pugliese … delle modalità di affidamento dei SII …”.

Anche qui, come in AIP, c’è un comitato direttivo costituito da 6 sindaci ma non in rappresentanza di provincia ma in rappresentanza del numero di popolazione. Ad esempio, un sindaco per tutti i comuni fino a 5 mila abitanti, uno per i comuni oltre 5 mila abitanti e fino a 15 mila, e così via.

Chi presiede è il sindaco del comune più popolato. Sembra che sia quello di Bari!

Legge cervellotica, carente ed equivoca in più punti, sembra raffazzonata, organizzativamente sbagliata. Infatti duplica, o meglio, tutela; o meglio, si sovrappone; o meglio, “governa” le analoghe funzioni assegnate alla AIP, soprattutto negli affidamenti sui quali la Regione, formalmente, non potrebbe intervenire ma la Società Veicolo si.

Due comitati direttivi, entrambi composti da Sindaci, che dovrebbero esercitare le stesse funzioni, al di là delle ridicole alchimie che le descrivono, che potrebbero eventualmente confliggere.

Ma tutta questa inutile manfrina che, guardandola dal coacervo di leggi leggine norme e decreti, appare astrusa e incomprensibile, a cosa mira?

Basta leggere il Piano Strategico 2022 – 2026 di AQP che prevede un investimento di € 2 mld, di cui € 1,75 mld destinato ad opere idriche di cui il 60% è affidato a ditte pugliesi.

A questo si aggiunge (2023) un Valore della Produzione pari a € 700 mln; un Margine Operativo di € 257 mln; un Utile di € 66 mln; un Patrimonio di € 529 mln; Investimenti pari a € 503 mln; un numero di dipendenti oltre 2.000.

Dimensioni di tutto rispetto; altro che la Banca Popolare di Bari!

AQP è un significativo volano per l’economia pugliese, tutto pagato dagli utenti che pagano l’acqua a caro prezzo. Ed è a questi che dovrebbero andare gli utili e le quote azionarie: non a chi si diletta a giocare con azioni non sue.

Allora, la legge regionale 14/2024 vorrebbe regalare il 20% di questo ben di Dio?

Sorge un dubbio: ma questi del Consiglio Regionale pugliese, che appaiono ben allineati, ci sono o ci fanno? Lo capiscono quello che stanno combinando?

Non è forse questa la spia di come funziona un certo regime in Puglia?

Eppure, stiamo parlando di acqua che è un bene primario, essenziale, esiziale per il genere umano. su cui non si può scherzare e non si può cercare il profitto a danno degli utenti. Certi soggetti meriterebbero l’espulsione a vita dalla Pubblica Amministrazione perché l’acqua, dice l’Onu, è un diritto umano, universale,  autonomo e specifico: costituisce l’estensione del diritto alla vita.

“La comprovata reiterazione della Regione Puglia alla “legislazione usurpativa” nei confronti dello Stato assume una gravità  rilevante tale da diventare “legislazione temeraria”, tanto più che nella fattispecie essa investe un bene pubblico essenziale come l’acqua”, così denuncia la Opinione Scritta della Asso-Consum.

E’ ineccepibile che chi controlla l’acqua, arma per eccellenza perché vitale, non solo controlla la vita fisica ma anche la economia e ogni aspetto della società civile.

Sostiene l’economista Canio Trione« … la produzione di questo bene non è dipesa dal lavoro umano come accade per il cibo, il vestiario, l’abitazione, la mobilità … per tutte queste ragioni, che affondano la loro origine fin negli albori della civiltà, la disponibilità di acqua e la sua economicità sono divenuti parte del diritto naturale come la proprietà privata, il diritto alla procreazione, il diritto al lavoro, o alla privacy … pertanto, si tratta d’un diritto preesistente ed indipendente rispetto al diritto positivo, con la conseguenza che risulta indisponibile, quindi sganciato dalla logica del profitto … l’acqua non è, e non può essere, oggetto di attività economica, né quest’ultima può essere decisa o diversamente regolamentata, da una singola Regione … tutto ciò significa che la forma proprietaria delle azioni, anche in capo ad una istituzione pubblica, non ha alcun senso, perché dette azioni non sono, e non possono essere, nella piena disponibilità del loro intestatario».

E ancora: « … quindi, la gestione dell’acqua deve tendere, non già … alla massimizzazione del profitto, bensì alla minimizzazione dei costi in una perenne tensione a migliorare ed economizzare il servizio verso gli utenti consumatori».

Cosa dice, in sostanza, Canio Trione«Via le mani dall’acqua!»

Queste tesi sono incontestabile e Sistema Paese le fa integralmente proprie nel Comunicato Stampa, riferendosi allo ius naturale, ma anche al dimenticato e volutamente tradito referendum del 2011 contro il “profitto sull’acqua”, e tralasciando provocatoriamente l’ipocrita associato  labirinto legislativo e burocratico, costruito demenzialmente e portatore di interessi inconfessabili.

Purtroppo, e’ ancora una volta confermato il detto popolare “dove c’è il miele, lì trovi l’orso” e l’analoga intuizione degli indimenticata Falcone e Borsellino: “seguire i soldi per trovare il malfattore”.

Infatti troppi soldi in gioco! Ma sono degli utenti tutti, non di altri!

Ora, attendiamo, molto fiduciosi, la sentenza della Corte Costituzionale.

Antonio Vox

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