Assolutismo della maggioranza

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Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, intervenendo alla cerimonia per la “Settimana sociale dei cattolici” ha, come al solito, nella sua prolusione, toccato temi di importanza fondamentale per la Repubblica.

La frase che ha acceso il dibattito politico e ha dato il via a commentatori e opinionisti è stata molto semplice e di chiarezza lampante:

“No all’assolutismo della maggioranza, non ci può essere un’autorità senza limiti”.

Ineccepibile. Una autorità senza limiti non è consentita in uno scenario socio politico governato da principi repubblicani e liberali, espressioni di civile convivenza. Il diritto dovere di governare non significa, certamente, comprimere i diritti di della minoranza, di ogni minoranza. 

La nostra Costituzione, costruita con una “intelaiatura e garanzia dei diritti dei cittadini”, garantisce, con una sapiente logica di pesi e contrappesi che nessun cittadino possa essere privato dei suoi “diritti fondamentali” fra i quali, ineludibile, è quello della Libertà.

Così, noi abbiamo interpretato la dotta e umana prolusione del Presidente della Repubblica come la consapevole preoccupazione della visibile crisi della democrazia e della allarmante deriva del sistema partitico che si possono leggere agevolmente nella dimensione globale.

Non c’è dubbio, infatti, che queste crisi e derive riguardino quasi tutte le democrazie liberali dell’Occidente, non esclusa l’Europa.

Dopo la deliberata esclusione dell’Italia dai giochi europei per la scelta dei vertici di quel partenariato chiamato Unione Europea, questione che sembra aver irritato Sergio Mattarella, tanto da provocare un suo recente, composto ma incisivo intervento, la lezione di Sergio Mattarella sembra aver voluto mettere i puntini sulle “i”: la maggioranza elettorale non può escludere la minoranza.

Questa è la nostra interpretazione perché la prolusione di Sergio Mattarella possiede un livello qualitativo che non può dirsi “domestico”. Ma in Italia, dove non si riesce a fare squadra nemmeno a livello calcistico, il commenti e le opinioni hanno voluto squalificare quella lezione.

Ecco il ritornello: Mattarella ha voluto “avvertire” il Governo; il Presidente del Consiglio è preoccupata; l’obiettivo è la bocciatura del disegno di legge del Premierato; le parole di Mattarella sono un antidoto al bipolarismo illiberale; no ai “marchingegni” elettorali;. e così via.

Un coacervo di tesi che hanno un solo scopo. Rispondere alla domanda sospesa: “con chi ce l’aveva Mattarella?”. La risposta appare scontata: “Con la Meloni”.

Quando usciremo da questa dicotomica diatriba, allora l’Italia farà uno storico salto di qualità. Per ora, l’astensionismo è alle stelle, non solo in Italia, perché le democrazie non sono più in grado di rispondere alle dinamiche delle società civili.

Il sistema partitico non è in grado di produrre una proposta politica credibile, costruttiva e fattibile; sembra che viva alla giornata.

Si fa un gran promettere di diritti civili, quelli definiti dalle leggi, mentre si fa scempio dei diritti fondamentali come il rispetto delle identità, le libertà individuali, il senso della dignità.

IL dibattito politico è stato sostituito da discussioni da bar senza costrutto, irriducibili, con l’unico obiettivo di mettere in cattiva luce l’avversario, sempre più considerato nemico.

Ridurre la lezione di Sergio Mattarella a beghe domestiche è, prima di tutto, irrispettoso verso la statura di un Capo dello Stato Italiano che ha molto da insegnare a commentatori, opinionisti, politici della domenica.

La “disaffezione al voto” e “l’analfabetismo di democrazia” non possono essere addebitati ad una parte politica soltanto se “democrazia è esercizio dal basso, perché democrazia è camminare insieme”

E il Presidente della Repubblica non può in nessun modo essere strumentalizzato come “partigiano”.

Ecco, perché le tesi che emergono dai media, di timbro provinciale, vanno rigettate in toto; perché quelle sì sono partigiane!

E’ il vento d’involuzione che soffia sull’Europa ed attraversa l’Atlantico” ciò che preoccupa Sergio Mattarella.

Ma quando egli parla di “disaffezione al voto” e “l’analfabetismo di democrazia” non si rivolge alle “democrazie affievolite” e alla deriva del sistema partitico; si rivolge direttamente ai popoli. Allora, assume ancora più vigore il richiamo al pericolo dell’assolutismo di Stato, e della autorità senza limite. Le maggioranze debbono capire che esse stesse sono labili e quindi debbono avere coscienza dei limiti.

L’equilibrio tra i diritti dell’individuo e il bene comune è il metro su cui si deve misurare la maggioranza pro tempore.

Antonio Vox

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