In un articolo de LINKIESTA del 15 giugno 2024, dal titolo illuminante “Triangolo democratico”, l’autore Mario Lavìa descrive il 50° vertice del G7, a presidenza italiana, quello celebrato, dal 13 al 15 giugno 2024, nel resort Borgo Egnazia a Fasano (BR) come un “teatro da Hollywood dei poveri”.
E, poi, continua “… tante gaffe, molti selfie, baci abbracci, míse di Meloni improbabili e un brutto pasticcio sull’aborto e i diritti delle comunità Lgbt”.
Salta subito agli occhi il gusto perverso della denigrazione, a tutti i costi e pregiudiziale, di qualunque iniziativa italiana soprattutto se promossa dalla parte politica che non gode della simpatia dell’autore.
Naturalmente non mancano slogan ad effetto per proporre vivide visioni come “la cartapesta di Borgo Egnazia”.
Ora, domandiamoci, a che pro questo modo di interpretare un evento? Quale sarebbe l’obiettivo del giornalista che espone un curriculum di rispetto?
Sembra che, nell’esporre la sua opinione, Lavìa non si renda conto che minare la credibilità del capofamiglia pro tempore, chiunque sia (non citiamo qui il nome dell’attuale, per carità di Dio!) espone al ludibrio tutta la famiglia: non si salva nessuno, nemmeno Lavìa.
Ora, siccome supponiamo che l’autore conosca bene gli effetti di un “marketing giornalistico” sulla opinione pubblica, non quella della gente comune, ma quella dello establishment di altri Paesi (che vedono molto di buon occhio un Paese competitivo alle corde), non si capisce proprio dove voglia parare la sua impostazione da giornalista osservatore.
Come volete che la nostra Comunità non debba essere vista, in Europa e nel Mondo, se non come un giullare senza consistenza e sostanza?
La impostazione del Lavìa induce a concludere che uno dei suoi pregiudizi sia che la credibilità di una Comunità sia quella del capofamiglia in persona; come se la credibilità della Germania sia dovuta a Olaf Scholz e non al Paese, indipendentemente da chi sia, pro tempore, alla guida.
Questo è un errore gravissimo di un pensiero che dovrebbe essere libero, indipendente, senza pregiudizi, soprattutto se espresso da chi fa giornalismo non partigiano. E’, infatti, il corollario del disastroso culto della personalità. Ma la questione non finisce qui. Secondo l’autore, il G7, a presidenza italiana, “è stato salvato” da quello che lui definisce “triangolo democratico”.
Ecco, qui, la visione denigratoria si ribalta.
Salgono, sul proscenio dello spettacolo, i leader di Stati Uniti, Francia e Regno Unito: i tre dell’apocalisse, Joe Biden, Emmanuel Macron, Rishi Sunak. Ma, forse, Lavìa non si è accorto che al dinamismo e alla concretezza del nostro capofamiglia si è contrapposta la evanescenza del fantasma di un Presidente USA, il tono dimesso di un bastonato presidente francese che soffre il recupero italiano e la sconsolata frustrazione di un premier inglese alle prese con la grave crisi di consenso.
Ecco, se il G7 a presidenza italiana ha lasciato a desiderare non è dovuto alla energia del nostro capofamiglia, ma all’avvilimento del “triangolo democratico”.
Però, Lavìa sostiene che questo “triangolo democratico” ha salvato lo scenario di cartapesta italiano.
Come mai? Perché il “triangolo democratico” ha proposto e raggiunto il vero risultato concreto del congresso: “lo stanziamento di cinquanta miliardi (di dollari) finanziato con gli asset russi congelati dopo l’invasione del Cremlino” a favore della Ucraina, alla presenza di Zelensky che sembra sia diventato un “grande” della scena mondiale, sempre presente ovunque nei “Vertici” e nei “Parlamenti”: in sostanza una star.
Cosa significa questa decisione di finanziare la guerra con soldi di terzi?
A prima vista, tutto appare regolare e ovvio: se la Russia è colpevole, va punita; quindi, deve pagare. Come? Intanto si congelano i suoi beni. Poi, si usano.
Non ci domandiamo cosa succederà se la Russia dovesse vincere; tanto lì non vince e non perde nessuno. Ma, se “giriamo la frittata” emerge la considerazione che quei beni stanno in occidente perché c’era la convinzione che stessere al sicuro, al riparo in economie solide.
Il fatto che non sia più così cosa comporta dal punto di vista geo economico politico? Sembra il minimo che si diffonda l’impressione che sia un rischio fidarsi dell’occidente. nInfatti, chi decide chi sia il colpevole? Il “triangolo democratico”.
Chi decide se si ha la disponibilità dei propri beni? Il “triangolo democratico”.
E se ciò vale per gli Stati, è facile che, prima o poi, valga anche per il privato (cosa che peraltro sta già accadendo nel libero Occidente). Non è certo un grande risultato; certamente è non “liberale” e non degno della storia e della cultura occidentale.
Sembra proprio un grave e definitivo autogol.
Invece che “triangolo democratico” sembra essere un “triangolo delle Bermuda”.
Per finire, l’autore ha definito Papa Francesco come il protagonista della seconda giornata, con una interessantissima visione dell’emergente problema della Intelligenza artificiale. Sulla scena del G7, certamente un grande protagonista. Ma Lavìa manca di riconoscere che l’idea di questa significativa partecipazione, prima nel suo genere, è frutto della sapiente regia italiana. Ma l’importane per l’autore è che “Vladimir Putin si è innervosito e ha capito che per lui la situazione può complicarsi… “.
Magra consolazione.
Antonio Vox