Nell’articolo “La Disperazione di Macron”, pubblicato l’8 maggio 2024 su “Zona Franca” (https://zonafrancanews.info/2024/05/08/la-disperazione-di-macron/) che invito a rileggere, l’autore, nel commentare le incredibili esternazioni del Presidente francese sul probabile invio di truppe occidentali in Ucraina, esprimeva un dubbio amletico: “Ma, allora, a valle delle parole di Cameron, sorge il dubbio che Macron non si sia mosso in proprio; che sia stato “mandato”?”.
Infatti, le esternazioni di Macron sono state riprese e, addirittura, rafforzate, da David Cameron, ministro degli esteri britannico.
La reazione immediata è che Macron possa essere uscito di senno, ma l’eco di Cameron comincia a consolidare il dubbio che qualcosa, nel senso innescare una guerra “diretta” contro la Russia, stia maturando.
La preoccupazione, che questi signori stiano pensando alla guerra piuttosto che alla pace, comincia ad essere palpabile.
Ma rimane la fiducia che possa essere una “boutade elettorale”. Però succede che un certo Jean Stoltenberg, segretario generale della Nato, faccia visita a Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio italiano, guarda caso, dopo che l’Italia ha risposto picche alla ipotesi scellerata di Macron.
Ma non finisce qui.
Ecco apparire sulla scena l’indimenticabile e inestimabile Mario Monti, senatore a vita ed economista, intervistato da Radio 24 e ripreso sul giornale digitale “Affaritaliani.it” del 8 maggio, che dice: “Io credo che a un certo punto potrà essere necessario, anche perché se pensiamo che la Russia possa davvero andare anche più a Occidente dell’Ucraina va fermata”.
Mario Monti, di fatto, si allinea all’Eliseo.
Di fatto l’Occidente civile è già in una guerra ipocrita contro la Russia, ma accendere una guerra esplicita e dichiarata è ben altra cosa. Ma quei signori Macron, Cameron, Stoltenberg e l’incredibile Monti sanno quello che dicono? Sanno quello che significa una iniziava del genere?
Monti dice anche: ”Forse più che mandare uomini europei a combattere là in Ucraina (… perché abituati alla pace …) bisognerebbe intensificare il sostegno all’Ucraina con armamenti e anche dal punto di vista finanziario”.
Intanto Monti da mostra di non sapere cosa sia una guerra e tanto meno, benché economista, quanto costi una guerra, non solo da un punto di vista d’armamenti e di finanza. Eppure, lui ben dovrebbe conoscere la situazione italiana. Da presidente del Consiglio, le sue politiche economiche d’asfissia, non solo non hanno portato beneficio all’Italia ma hanno distrutto il bel Paese.
Quindi sa che “non c’è una lira”, e non c’è organizzazione, e non c’è attitudine a guerreggiare, e non c’è nemmeno la voglia.
C’è la voglia, frustrata da una politica demenziale, di crescere e progredire.
Ma l’eccellente Monti fa anche un errore grossolano, tanto grossolano che sembra che non tenga in conto né delle reazioni dell’avversario, né della certa costituzione di due blocchi mondiali, né dei costi/ benefici; il che, da economista, è gravissimo.
Costi/benefici? Vediamo di chiarirci. Se l’Italia dovesse entrare in guerra dichiarata ed esplicita con la Russia non ci si potrà “limitare” a inviare armamenti e finanza, come d’altronde già accade. Ci dovremmo attendere qualche sabotaggio, una sequela di bombette sparse, attacchi alle fabbriche e e agli impianti energetici e altro ancora.
I soldati non andranno in Ucraina, tanto servono a poco; la guerra di oggi si fa con i pulsanti rossi. Ebbene, l’Italia è tutta un museo. Nella seconda guerra mondiale scomparve sotto un pioggia di bombe il monastero di Cassino; oggi basta una sola bomba, non una pioggia, per dissolvere millenni di storia e, con essa la identità mediterranea, fulcro della civiltà d’Europa.
Allora si, sarebbe la fine dell’Italia.
Il costo per l’Italia è altissimo, ma soprattutto, certo; il beneficio, se ci sarà, in caso di vittoria, varrà un centesimo. Non solo lo scenario socio economico impedisce all’Italia di fare la guerra, ma anche la Costituzione (che viene reiteratamente tradita) e, sopra ogni cosa, il DNA.
L’unica guerra che l’Italia potrà fare, se solo si attrezzasse adeguatamente, in uomini e mezzi, è quella difensiva. In caso di attacco ci sarebbe una orgogliosa mobilitazione nazionale.
Allora? Quale via d’uscita se non la Neutralità.
La Neutralità è il timbro identificativo dell’Italia, della sua cultura, della sua attitudine. La Neutralità è una chimera? Non c’è dubbio, perché non emergono, qui da noi, le stesse condizioni della Svizzera. Ma la Storia ha insegnato che anche le idee più fantasiose possono essere realizzabili, con tenacia, passione, sacrifici e creatività.
Non siamo un popolo di poeti, santi, navigatori?
Partiamo dalla fantasia e attraverso la buona volontà, riusciamo a pensare mete e itinerari che, alla fine, raggiungiamo.
Per intanto, rimandiamo a casa, con fermezza, quei signori; rispondiamo con posizioni di merito e sostanza; abbandoniamo ogni atteggiamento servile; progettiamo la pace. E potremmo avere dalla nostra parte il Vaticano. Intanto mettiamo nel limbo il senatore a vita Mario Monti che non ha perso ancora il vizio di parlare a sproposito.
Antonio Vox