Il Convegno, “Liberali uniti verso l’Europa” del 13 gennaio 2024, al Grand Hotel Oriente di Bari, promosso dalle formazioni politiche “Casa dei Liberali”, “Democrazia Liberale”, “Liberal Forum”, “Sistema Paese”, si prefiggeva due obiettivi: avviare un processo di unione di tutti i Liberali della Puglia, del Meridione e d’Italia, e analizzare quale contributo questa unione avrebbe potuto fornire ad una politica nazionale ed europea.
Il primo obiettivo, quello di promuovere e favorire una unione dei tanti gruppuscoli di ispirazione liberale, è ovviamente propedeutico al secondo.
Infatti, il mondo liberale è frastagliato in una moltitudine di iniziative disarticolate ed incoerenti che non possono sperare di esprimere singolarmente una identità tangibile; non possono sperare di influire, nemmeno pallidamente, in un qualsivoglia dibattito; non possono sperare di contare qualcosa nel mondo della politica attuale che è interessata principalmente ai numeri.
L’unione delle forze è una necessità in un mondo così complesso e ineludibilmente globalizzato, dove credibilità, competitività, iniziativa sono i soli fattori vincenti.
D’altra parte non lo dice anche il famoso detto popolare che esprime la saggezza delle tradizioni: “l’unione fa la forza”?
Ma non si tratta di “fare unione” a prescindere. L’attenzione da porre è che ogni alleanza, degna di questo nome, non può essere figlia di tatticismi ma deve svilupparsi strategicamente fra sistemi culturalmente equipollenti.
Si, strategicamente, perché solo così si riuscirà a mettere a fattor comune risorse e competenze, identità e storia e si potrà coltivare la sinergia che moltiplica, e non somma, le energie. Però, non ci si illuda: fare unione, in Italia, è la questione più difficile da perseguire, soprattutto quando i vari cocci sono dispersi da tempo.
Il mondo liberale è da troppo tempo frastagliato e rimettere nel loro posto i cocci non sarà una impresa agevole. Dopo tanto tempo, pur nascendo dalla stessa origine, le varie visioni e le proposte politiche, appaiono spesso divergenti e addirittura antitetiche.
Purtroppo la lontananza annacqua l’origine comune. Ma allora, cosa significa “Unione dei liberali”?
Intanto, c’è una certezza: l’idealità liberale è molto diffusa anche se non se ne ha consapevolezza. L’ideale sarebbe costituire un soggetto politico unico. Ma per non provocare un fuggi fuggi generale basato su di un fallace conflitto di identità, il convegno ha declinato l’unione come il progettare, condividere, sostenere, diffondere insieme, un “Disegno di Crescita Economica e di Sviluppo Sociale” che abbia le caratteristiche di sistema e di prospettiva.
Non è forse questo il compito della Politica? Prospettare un futuro. In questo senso, si consolida la fattibilità della unione.
Il Disegno non è un Programma elettorale. Infatti, mentre il Disegno è una fotografia del futuro socioeconomico della Comunità civile, il Programma è l’elenco delle iniziative amministrative da porre in essere per realizzare quel futuro.
Il secondo obiettivo, relativo a quale contributo l’unione dei Liberali può fornire ad una politica nazionale ed europea, è questione è molto più complessa e articolata della prima. Non c’è dubbio che il liberalesimo vale elettoralmente lo zero virgola qualcosa di minuscolo.
Come mai? Non si può sfuggire alla considerazione, basata sulla evidenza sperimentale che il liberalesimo è sconosciuto al grande pubblico, finanche nella sua essenzialità. E’ sempre stato appannaggio di filosofi e professori, statisti ed economisti. Il grande pubblico non sa nemmeno che l’attuale ordinamento degli Stati democratici, basato sull’equilibrio dei tre poteri (Legislativo, Esecutivo, Giudiziario) è un prodotto del pensiero liberale.
L’opinione pubblica è addirittura confusa dal fatto che tutto l’arco parlamentare si dichiara essere liberale. Poi, si scopre che il mondo è pieno di dittatori, dominatori, prevaricatori, discriminatori e prepotenti nascosti nelle corporazioni, nelle lobbies, nella politica e nelle relazioni, nei gruppi d’affari e di potere, con il paravento del political correct, della raccomandazione e della educazione di maniera.
Ma allora, perché tutti si dichiarano liberali? Perché dietro questa accezione si cela il rispetto dell’uomo e la centralità dell’individuo che è caratterizzato da identità, libertà, dignità. Non è questa l’aspirazione di ciascuno di noi? Non è questa l’idealità liberale? Ecco perché è fattibile una via innovativa per il Disegno di una Società futura.
Il 20 gennaio 2024, qualche giorno fa, il Presidente della Repubblica, intervenendo alla inaugurazione di Pesaro, come città della Cultura del 2024, ha detto: “la Cultura contro il monopolio del pensiero unico”.
Ebbene, il Liberalesimo è l’opposto del “pensiero unico”. Mentre il “pensiero unico” è ipocritamente conservatore, il “pensiero liberale” è umano e libero, razionale e di critica costruttiva. L’uomo liberale è tradizionalista e progressista insieme, innovatore, in una sintesi sinergica non vuol dire essere centrista.
La Cultura è sorella della Conoscenza e, allora, ecco la sintesi del Liberalismo: Tradizione e Progresso perché senza Tradizione non c’è Conoscenza, senza Conoscenza non c’è Progresso. L’auspicio, emerso dal convegno come concretamente fattibile, è che i Liberali uniti possano intraprendere questo nuovo percorso.
Antonio Vox