Entropia.
Sapete cosa è l’entropia? I fisici, e coloro che si interessano di scienza, lo sanno. Cerchiamo di usare qualche esempio per trasmettere questo concetto a chi ne è a digiuno.
Il mondo è fatto a pelle di leopardo: ci sono chiazze di energia, aree attive, e chiazze di quiete, aree passive. Le chiazze di energia sono molto più piccole e meno numerose delle chiazze di quiete.
Basta guardarsi intorno per rendersene conto.
Vediamo qualche scenario, nelle tematiche più svariate.
Nel cosmo, uno scenario è quello del sistema solare dove la chiazza d’energia è il Sole e quella di quiete è rappresentata da tutto quello che gli gira intorno. Nel sociale, altro scenario è quello di una comunità dove la chiazza d’energia è il leader e quella in quiete è l’insieme dei membri.
Possiamo osservare tanti altri scenari.
Ebbene, la Terra pullula di vita perché c’è il Sole; la comunità è dinamica e cresce perché c’è il leader.
In altre parole, se non ci fosse la chiazza d’energia (la fonte d’energia), non ci sarebbe dinamica nella chiazza di quiete che di quella energia si nutre.
Ciò è dovuto al continuo fluire di energia dall’area attiva all’area passiva.
Ovviamente, l’area attiva si va depauperando, l’area passiva si va arricchendo: ma sempre con stretta dipendenza, la seconda dalla prima.
Per semplicità, l’insieme di queste due aree, dove l’energia fluisce dall’area attiva a quella passiva, lo chiamiamo “sistema”.
Il flusso d’energia cessa quando l’area attiva non ne ha più; o meglio, quando le energie delle due aree si equivalgono. E, allora, tutto si spegne.
Nell’esempio del leopardo, significa che la pelle da “a macchia” è diventata monocolore: spariscono le macchie, si dissolvono i flussi. Tutto si quieta.
Questo è lo stato di Entropia massima del “sistema” che, così, non lavora più. In altri termini, man mano che l’energia fluisce dall’area attiva verso l’area passiva, l’Entropia aumenta fino al suo massimo; cioè fino al livellamento energetico.
Quando non c’è più dislivello, non c’è più flusso, e ogni dinamica muore.
E’ il destino ultimo dell’Universo.
Per una eventuale rinascita bisognerebbe che i flussi d’energia si invertano, in maniera che vengano ristabilite le differenze energetiche fra le due aree: in altri termini la Entropia dovrebbe diminuire. Fatto altamente improbabile ma possibile e molto faticoso.
Ma cosa c’entra l’Entropia con la politica e con la politica della l’Immigrazione?
Beh! C’entra, sia per capire le dinamiche che per individuare correttamente le cause di un fenomeno e classificare i presupposti di un progetto sociopolitico sistemico.
Infatti, l’Immigrazione non è forse un flusso da aree attive ad aree passive?
Quali sono le aree attive se non l’Africa? E le aree passive se non l’Europa?
Sembra questa una assurdità. Ma il flusso della migrazione questo ci dice.
Ma chi o cosa fornisce l’energia necessaria alla gente d’Africa?
La risposta appare banale: la disperazione di gente in cerca di una vita dignitosa e ansiosa di godere della libertà di vivere!
Lo sanno tutti senza però che la politica ne assuma la piena consapevolezza per progettare in conseguenza.
Eppure, questa energia, gratuita, bisogna che sia gestita con intelligenza per poter fruire, al meglio, dei benefici che essa può dispensare.
Gestire il sistema significa progettare e attuare una “politica di sistema”.
Ecco che l’Entropia ci ha aiutati: siamo partiti dal concetto di Entropia (concetto da sistema) per arrivare alla “politica di sistema” (disegno di un sistema sociopolitico prospettico) per traguardare il fenomeno sociale della immigrazione (fenomeno di sistema).
Ora, però, tocca progettare il disegno del sistema, cioè la proposta politica ovvero la soluzione strategica.
Ciò è compito di chi, stipendiato, si è candidato a governare. E se si è candidato, vuol dire che aveva qualcosa da proporre oltre che sé stesso.
Si potrebbe obiettare: “era proprio necessario tutto questo sproloquio iniziale per dire che c’era bisogno di una soluzione per il fenomeno epocale della immigrazione”?
Noi, invece, pensiamo, che fosse proprio necessario: abbiamo mostrato che la soluzione non può che essere sistemica. Non basta coinvolgere tutto il mondo, non basta intervenire sul dettaglio: serve un progetto sociopolitico integrato e sinergico.
Ed è proprio quello che non si è mai visto!
In tutti questi anni, infatti, abbiamo già sperimentato il fallimento di ogni iniziativa diretta sul dettaglio; abbiamo già sperimentato come la politica si azzuffi senza soste e senza esclusione di colpi, sul nulla.
Quale nulla? Il viaggio!
Non conta l’attraversamento di deserti e territori impervi, non conta l’attraversamento in mare a bordo di barchette di fortuna, non conta l’accoglienza agli sbarchi, non conta la guerra ai taxi del mare e alle ONG, non conta il business del traffico del genere umano.
Perché tutto questo non conta? Perché il “viaggio” non è affatto un fattore portante del fenomeno dell’immigrazione ma è soltanto una logica ricaduta non del fallimento delle soluzioni proposte ma della assoluta mancanza di una soluzione di sistema.
Perfino i dieci punti della Ursula van der Leyen, intrisi di impegni, controlli e qualche soldo, difficilmente potranno bloccare la immigrazione.
Avendo capito le dinamiche, andiamo a trovare i presupposti.
Abbiamo già risposto grossolanamente. Ora, approfondiamo:
“Perché quelle persone (giovani, un gran numero di minori non accompagnati, tante donne incinte) intraprendono un viaggio, dalla loro casa natale, mettendo a rischio addirittura la propria vita, per andare in un mondo sconosciuto dove non sono nessuno?”
Abbiamo assistito, in tv, ad una trasmissione di indagine fra persone “in viaggio” attraverso i territori a Sud dei paesi africani che si affacciano sul mediterraneo. Ci ha colpito l’intervista fatta a un giovane che ha detto:
“Viaggio perché la famiglia me lo ha imposto; io avrei voluto rimanere, non sono pronto; ma alla famiglia si obbedisce”.
Ma allora lì, il nucleo familiare, su cui una comunità fonda la propria identità, esiste! Ma, allora, lì, giovani e mamme vorrebbero rimanere! Ma, allora, lì, la decisione di intraprendere il “viaggio” non è dei singoli ma della famiglia!
Ecco da dove viene l’energia dell’Africa e come nasce: dalla disperazione, dalla frustrazione di un futuro che non esiste, dalla consapevolezza di un immobilismo mortale, dalla impotenza consapevole di non poter cambiare le cose.
Ma di chi, in particolare?
Di chi rimane, degli anziani. Mandano via i propri figli e i propri nipoti perché non credono più a nulla e a nessuno, con la angoscia nel cuore e con la speranza che almeno loro possano vivere e vivere meglio.
Abbiamo saputo qualcosa di più: la gente dell’Africa non se ne vuole andare e c’è un tessuto sociale reattivo su cui si può costruire senza che lo si sfrutti come, finora, ha fatto il colonialismo.
Ecco perché il “viaggio” non conta.
Ma, noi, ostinati puntiamo l’attenzione sulle rotte.
Quale è, dunque, il reale presupposto per progettare?
L’energia è il “deficit di qualità della vita”.
Tutti ne parlano, nessuno lo affronta.
Quindi non serve “bloccare il viaggio e i traffici”; serve elevare il “livello della qualità della vita”. Non è forse questo che vuole la gente di ogni paese, di ogni longitudine, di ogni latitudine?
Se non si interviene subito e con la giusta impostazione, la teoria della Entropia ci dice che succederà che l’energia dell’Africa (“il deficit della qualità della vita”) si propagherà lì dove l’energia è più bassa: l’Europa. Non è forse questo che sta avvenendo? Non c’è forse in Europa una diminuzione della qualità della vita rispetto al fenomeno della Immigrazione?
Ma allora, se questo è il punto di vista e il presupposto, si deve concludere che non basta l’Italia; e non basta nemmeno l’Europa, serve qualcosa di più.
E’ di tutta ovvietà che interventi per regolarizzare l’immigrazione siano necessari ma non certo risolutori senza una politica strategica di interventi sulle aree sorgenti della immigrazione per abbassare il tasso energetico, per elevare il tasso di qualità della vita, per salvaguardare l’analogo tasso del sistema passivo che è l’Europa.
Sembrar proprio che Antonio Tajani lo abbia ben capito; noi lo abbiamo razionalizzato e perciò appoggiamo e sosteniamo l’iniziativa del governo auspicando che raccolga non solo frasi fatte e di cerimonia.
Antonio Vox
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