Il cervello umano è un complesso meccanismo chimico/elettrico che ci permette di analizzare e elaborare miliardi di dati al giorno. Con questa definizione edificante, l’uomo ha creato una narrazione autoreferenziale e acritica in cui si vede protagonista nel suo pianeta quale essere più intelligente. Afferma che è l’unico essere vivente che riesce ad avere consapevolezza di se, riesce a creare strumenti complessi che lo aiutano nella sua vita, riesce a fare delle sequenze logiche che ottengono risultati ripetibili e quindi certi.
Tutto assolutamente vero. Ora andiamo a capire, certamente in modo semplificato e quindi non scientifico, come funziona questo miracolo della natura.
La parte del leone in questo meccanismo la fanno i neurotrasmettitori, piccole molecole che chimicamente riescono a creare risposte immediate del cervello a seguito di sensazioni e percezioni.
Poi abbiamo un secondo gruppo di molecole, i neuropeptidi, molecole più grandi e più lente capaci però di dare risposte più durevoli che danno forma alle sinapsi (collegamenti elettrici) ma possono rendere “sordi” i neuroni a certi comandi.
Bene, più o meno la parte semplificata della spiegazione e questa ma c’è un “MA”!
Per comodità e correttezza dell’informazione riporto un estratto della rivista Focus:
“I RICORDI? SONO PERCORSI “FACILITATI”. Abbiamo già visto che due neuroni, per comunicare, si scambiano sostanze chimiche che li inducono a generare particolari impulsi elettrici. Immaginate di ripetere questo processo milioni, miliardi di volte e avrete descritto, pur se in maniera semplificata, il trasferimento di un’informazione (visiva, acustica…) all’interno di un circuito neuronale del cervello umano. Ma questo che relazione ha con i processi di apprendimento, memorizzazione e ricordo?
Vediamo un caso semplice. Immaginiamo per esempio di cogliere un fiore mai visto prima e caratterizzato da un profumo piacevolissimo. Questo tipo di informazione viaggerà dalla mucosa olfattiva (la parte interna del naso che “sente” gli odori), lungo il nervo olfattivo, fino alla parte della corteccia cerebrale organizzata per analizzare e comprendere i profumi. Nel fare ciò, l’informazione attraverserà un numero enorme di sinapsi creando l’equivalente di un “sentiero” neuronale. Al ripetersi dell’esperienza, l’informazione viaggerà nuovamente lungo lo stesso percorso rinforzandolo ancora di più, proprio come il passaggio di molte persone in un bosco crea un autentico sentiero.”
Se ne deduce quindi che fondamentalmente le nostre capacità critiche vengono condizionate da una sorta di “pigrizia” causata dalla comodità di accettare informazioni e sensazioni già vissute o comunque acquisite subliminalmente nel tempo.
Il concetto di “vissuto” va visto però non solo nelle informazioni ma anche nelle “fonti” delle stesse, come quelle istituzionali o promosse da queste come, ad esempio, il Telegiornale della Rai.
Non molto tempo fa ho discusso con un mio conoscente ex compagno di studi di università. Una persona precisa e ineccepibile con molte pubblicazioni scientifiche nel suo curricula. Mi contestò una affermazione di uno scienziato non per il contenuto dello studio pubblicato bensì perché, a suo dire, era persona non bene accetta nel mondo scientifico e professionale. Replicai che questo metodo di giudizio non era intellettualmente corretto, specialmente da parte di un ricercatore quale è lui. Argomentai ancora che anche Mengele aveva fatto sensazionali ricerche e questo non lo giustificava certo, ma non inficiava i risultati scientifici ottenuti visto che ancora oggi vengono utilizzati nella bibliografia biologica sulla ereditarietà genetica.
Questo per dire che, nonostante l’immensa capacità del nostro computer biologico di cui usiamo mediamente il 10-12% delle sue potenzialità, abbiamo un problema. Il problema è sempre più manifesto e la prova, purtroppo inconfutabile, sono le ultime statistiche relative all’ analfabetismo funzionale che nel nostro Paese ha raggiunto addirittura il 46.1% della popolazione italiana che non riesce a superare il livello base.
Per chi non lo sapesse, l’analfabetismo funzionale non ha niente a che vedere con la grammatica ma “ si traduce quindi in pratica nell’incapacità di comprendere, valutare e usare le informazioni incontrabili nell’attuale società.”
Ora è chiaro che tutto questo ha un legame con quello che stiamo vivendo oggi; se quasi metà della popolazione non ha la capacità di comprendere e valutare criticamente informazioni in modo logico, di fatto hai una strada aperta alla manipolazione e alla strumentalizzazione. In conseguenza a ciò, l’informazione di fatto perde di qualità non avendo più un pubblico attento e critico, ma non solo! La politica la fa da padrona visto che può approfittare in un 50% di votanti acritici e incapaci di valutarne la qualità. Se poi consideriamo il 45% delle astensioni nelle ultime elezioni amministrative possiamo considerare almeno un altro 20% di votanti che non si riconoscono in nessun partito e quindi è plausibile ipotizzare che il trend futuro sarà sempre una diminuzione dei votanti lasciando l’egemonia ai partiti che hanno più fidelizzati e schierati che voteranno sempre in modo acritico.
In sintesi, chi si avventurerà in nuovi progetti politici e sociali dovrà combattere con il “solco” del conosciuto (anche se obsoleto e deleterio) e contro una potente molla neuronale che riporterà anche le persone dubbiose e mezze convinte per un cambiamento ma alla fine tenderanno a ritornare nella comoda passiva convinzione che “tanto non cambia niente”.
Massimo Gardelli – Sistema Paese Economia Reale & Società Civile